Nuovo infame caso di stupro!

Una bambina di soli quattro anni è stata violentata da un cinquantasettenne di Varese!

La popolazione si chiede come sia possibile che un varesotto così pericoloso fosse ancora in circolazione. Moltissimi hanno dichiarato la loro disponibilità a partecipare a ronde per l’individuazione e la segnalazione dei gruppi di varesotti potenzialmente pericolosi. La polizia ha assicurato la massima vigilanza.

Purtroppo la tensione ha provocato dei deplorevoli casi di intolleranza. Un gruppo di giovani col volto coperto ha fatto irruzione in una bocciofila abitualmente frequentata da varesotti, ha devastato i locali e colpito parecchi di loro con spranghe di ferro. I feriti sono stati portati immediatamente in commissariato per l’identificazione, poi i più gravi sono stati accompagnati al Pronto Soccorso. Sul luogo dell’aggressione sono stati trovati volantini di Forza Nuova.

Nella zona adesso c’è grande tensione. Sui muri sono comparse scritte “OCCHIO PER OCCHIO”. Il sindaco ha invitato alla calma: “Noi non siamo razzisti, e deploriamo queste violenze. Chiediamo però di essere protetti da queste persone, che non rispettano le nostre leggi e aggrediscono le nostre famiglie. Sappiamo che spesso vivono in condizioni deplorevoli, e siamo disposti ad aiutarli, ma a casa loro”.

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=329930

La libertà non è uno spazio in TV

L’errore che molti hanno commesso è stato quello di sottovalutare la forza e la pervasività della dittatura televisiva. È inutile dire che in questo modo si trattano gli elettori come dei deficienti. Mussolini aveva consenso. Hitler aveva consenso. Nelle zone di mafia la mafia ha consenso. Sono dati di fatto, non eliminabili con il luogo comune che “non puoi trattare gli elettori come dei deficienti” e cose del genere.

La modernità della dittatura televisiva è quella di non distruggerti con le camere a gas o il tritolo. Ti stritolano e ti ridicolizzano con il palinsesto. Dopo mezz’ora di scene terrificanti di stupri accompagnati da folle inferocite che reclamano il linciaggio, compare l’oppositore, che in pochi secondi deve dire la sua sul contratto del pubblico impiego ecc. Basta, abbiamo ascoltato anche troppo, torniamo alle cose serie: il matrimonio della tale, la partita di pallone ecc.

L’errore dell’opposizione è stato quello di pensare di dover mendicare qualche spazietto in più nelle trasmissioni televisive. Ma è come il condannato alla pena della gogna che chiedere di poter stare qualche secondo in più a prendersi le sberle in faccia.

L’importante non sono le risposte, ma le domande

L’altro errore capitale è stato quello di lasciarsi trascinare a combattere sul terreno dell’avversario. Abolizione dell’ICI? Ma sì, l’ICI è una seccatura, vogliamo anche noi togliere un pochino di ICI. L’ordine pubblico? Certo, non è più come una volta, che tutti uscivano di casa lasciando la porta aperta, ci sono troppe brutte facce in giro, dobbiamo intervenire sull’ordine pubblico. La magistratura? Eh già, bisogna ammettere che la magistratura qualche volta sbaglia, troppe intercettazioni, sentenze discutibili, ecc. Interveniamo sulla magistratura. Federalismo fiscale? E come no, il centralismo ormai ha fatto il suo tempo, vogliamo partecipare anche noi alla discussione del federalismo fiscale.

Con il redditi da lavoro dipendente che in meno di una generazione sono passati da oltre il 60% al 40% del PIL, ci siamo messi a discutere di federalismo fiscale! Cos’e pazz’!

La destra ha sempre vinto imponendo la propria scaletta di priorità. La sinistra ha sempre perso perché ha accettato di discutere la scaletta di priorità della destra. È necessario rovesciare questo rapporto. Ognuno di noi sa che cos’è urgente, che cos’è necessario. Si faccia un elenco di pochi punti comprensibili – in primo luogo, i diritti del lavoro – e su questo si vada avanti a pestare.

Poi, pretendere una legge elettorale che permetta ai cittadini di scegliersi i propri rappresentanti. Perché senza democrazia non c’è niente.

Poi, si dica chiaro e tondo che, così come nella Costituzione c’è una norma che proibisce la ricostituzione del Partito Nazionale Fascista, si dovrà emanare una legge che vieta al proprietario di una rete televisiva di presentarsi candidato alle elezioni.

La libertà è partecipazione

Bersani ha sicuramente fatto male a non candidarsi alle primarie dell’anno scorso. Probabilmente, ha fatto male a candidarsi in questo modo un po’ inatteso al di fuori di ogni formalità decisionale. Ma fra i motivi di disagio dell’elettorato c’è sicuramente la sensazione di immobilità comunicata da tutto il gruppo dirigente. Le stesse facce bolse di abbonati alla trombatura, di sopravvissuti ad ogni tempesta, di naufraghi col salvagente.

Primarie! Primarie! Vogliamo contare! Vogliamo poter scegliere i nomi, e magari anche il programma!

Voglio vedere chi indicherà tra i primi posti il federalismo fiscale! 

Il modello CLN

Non si tratta solo di ricostruire una sinistra, ma di mettere in piedi un’opposizione democratica al progetto eversivo della destra piduista. Su tante cose si può non essere d’accordo, all’interno della sinistra, ed anche fuori, ma sulla difesa della Costituzione e dei principi liberal-democratici non ci può essere compromesso. Anche agli amici dell’UDC, così abili a spostarsi da una parte e dall’altra, si deve dire chiaro che è indispensabile una presa di posizione. Non si possono fare sconti all’avversario; non si può lasciare la trasformazione della Repubblica in una dittatura populista nel campo dell’opinabile (parola un tempo cara a Casini, quand’era il portavoce di Forlani). Sull’antifascismo, o di qua o di là. Una sinistra unita, ed un Comitato di Liberazione Nazionale unito nella difesa della libertà.

Ripetiamo sempre in coro: NO 61%!

Graduatoria delle scuole piemontesi

“Dani” è stato il primo a segnalare su it.istruzione.scuola la ricerca della Fondazione Agnelli con una graduatoria degli Istituti Superiori Piemontesi:

tinyurl.com/af77tx

Per comodità dei lettori, ho trasferito i dati del PDF in una piccola tabella di Excel

www.mauriziopistone.it/materiali/RankPiemonte.xls

Ho aggiunto due colonne: in una c’è il valore assoluto della differenza fra le due graduatorie; nell’altra la media fra le due graduatorie.

Adesso non rimpiangete Fioroni?

Questo è un momento di un trèd su it.istruzione.scuola, non iniziato da me, che prende spunto dalle ultime disposizioni relative all’attribuzione dell’insufficienza (cinque) come voto di condotta.

In particolare, il DM 5 del 16 Gennaio 2009, facendo esplicito riferimento alle disposizioni emanate dal ministro Fioroni, dice che un voto di condotta inferiore a 6/10, quindi tale da comportare la non promozione allo scrutinio finale, può essere assegnato solo ad allievi che nel corso dell’anno abbiano riportato sanzioni disciplinari consistenti nell’esclusione dalle lezioni per un periodo superiore a quindici giorni.

Qualcuno ha sostenuto che a questo punto le nuove disposizioni non aggiungono in pratica nulla di nuovo rispetto a quanto già previsto dalla precedente Amministrazione. Di qui la domanda del titolo.

In proposito “Michele” ha scritto:

Io non lo rimpiango, Fioroni ha fatto solo chiacchiere inutili e non è riuscito a risolvere un solo problema

Io gli ho risposto che Fioroni

  1. ha ristabilito le commissioni esterne all’esame di Stato.
  2. Ha cancellato il trascinamento pluriennale dei debiti.
  3. Ha dato la possibilità di irrogare sanzioni disciplinari forti, fino alla sospensione per tutto l’anno e la bocciatura o l’esclusione dall’esame di Stato per motivi disciplinari (DPR 21 Novembre 2007, n. 235)

Forse sono cose che non ti piacciono, ma dire che sono “chiacchiere inutili” è solo una meschina ripicca.

 


  Riguardo al 3° punto, la Gelmini non ha fatto che riprendere alla lettera le disposizioni di Fioroni, solo pasticciandole con la questione del “voto di condotta”, che era uno slogan elettorale in cui è rimasta invischiata. Comprendendo la condotta fra gli elementi che fanno media per il credito d’esame, ha creato un grosso motivo di incertezza nella valutazione (il “sette” di condotta è un bel voto o un brutto voto?)

Queste sì che sono “chiacchiere inutili”.

Gianfranco Fini, l’antisemitismo, la Chiesa cattolica

Ho un ricordo vago, risale alla scuola elementare (quindi fine anni ’50). Un prete ci faceva vedere delle filmine di argomento religioso. Mi sono rimasti impressi due fotogrammi.

Il primo mostrava l’immagine della morte, il teschio con le tibie, (il peccato mortale) rafforzata da un cerchio nero. Ecco cosa succede se in confessione tieni nascosto un peccato! E ogni volta che ti confessi ma taci quel peccato, si aggiunge un cerchio nero!

Un’altra mostrava un ragazzino seminudo, crocifisso al muro, con due uomini dal naso adunco e una lunga palandrana nera che gli mettevano il Crocifisso davanti al volto. “Sputa sul tuo Dio, altrimenti morirai come lui!” Ma l’eroico fanciullo ha preferito morire per mano dei due Giudei piuttosto che rinnegare Cristo.

Gianfranco Fini è più giovane di me di quattro anni. Non so se ha visto le stesse filmine.

Ma se le ha viste, evidentemente non le ha dimenticate.


“Filmine”, nel linguaggio dell’epoca, erano delle sottili strisce di celluloide, con foto o disegni da proiettarsi su uno schermo. In altre parole, delle diapositive non intelaiate.

Il multimediale, insomma.

Paradossi

Il primo paradosso dell’individualismo

In una società in cui tutti pensano che sia giusto metterlo nel culo al prossimo, ci si aspetterebbe, per un semplice fatto probabilistico, che il 50% circa lo metta in culo all’altro 50%.

Oppure che ognuno un po’ lo metta, un po’ lo prenda – così, a rotazione.

L’esperienza invece dimostra che in questi tipi di società meno del 10% della popolazione lo mette nel culo a tutti gli altri – sempre.

Il secondo paradosso dell’individualismo

In una società in cui la grande maggioranza pensa che i legami di solidarietà siano una fregatura, e che la cosa migliore sia perseguire il proprio interesse fottendosene degli altri, quelli che prevalgono appartengono per lo più a piccole minoranze capaci di stabilire solidi rapporti di solidarietà e cooperazione fra di loro, a danno degli altri.

Diplomazia

Pronto? Barak? Barak? Baracchino? Baracchetto? Mi senti?… Ah, finalmente… Senti, volevo complimentarmi con te… sei stato veramente forte… bravo… sì, sì… bisogna che ci vediamo… presto… abbiamo tante cose da dirci… sì, sì, davvero, una bellissima vittoria… ti ammiro… guarda, neanch’io avrei saputo fare meglio… così giovane… magari poi ti spiego anche qualche piccolo trucco… per la prossima, sai, ti potrà venire utile… figurati…

Ah, poi, volevo dirti, lo so che tu… sì, sì, sei una ragazzo intelligente, spiritoso… mica te la sei… ma no davvero, non l’ho mai pensato…

ma sai, qui da noi, i comunisti… coglioni, come al solito… hanno piantato su un casino, hanno detto che tu… ma certo, ti ringrazio di cuore, guarda ero sicuro che… figurati, per una carineria, una battuta… sai, io sono un tipo allegro, mi piace scherzare… anzi, guarda, ne so una fortissima… allora, sentimi bene… ci sono un siciliano, un tedesco e un ebreo che… pronto? pronto?… Baracchetto? Baraccuccio?… Mi senti?… è caduta la linea…

“Mandarli tutti in ospedale…”

INTERVISTA A COSSIGA

di Andrea Cangini

Presidente Cossiga, pensa che minacciando l’uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?

«Dipende, se ritiene d’essere il presidenie del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l’Italia è uno Stato debole, e all’opposizione non c’è il granitico Pci ma l’evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlu­sconi farà una figuraccia».

Quali fatti dovrebbero seguire?

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand’ero ministro dell’Interno».

Ossia?

«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito…».

Gli universitari, invece?

«Lasciarli fare. Ritirare Ie forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuo­co le città».

Dopo di che?

«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovra sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che…

«Nel senso che Ie forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».

Anche i docenti?

«Soprattutto i docenti».

Presidente, il suo è un paradosso, no?

«Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.

«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l’incendio».

Quale incendio?

«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigale rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

È dunque possibile che la storia si ripeta?

«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».

Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.

«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama…».

Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente…

«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all’inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com’era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla… Ma oggi c’e il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente». 

Quotidiano Nazionale 23 Ottobre 2008

Fonte: Rassegna Stampa della Camera dei Deputati

http://newrassegna.camera.it

Fini: chi fece la Resistenza stava dalla parte giusta

Il Fascismo fu una dittattura e la destra non può che darne un giudizio negativo. Il presidente della Camera Gianfranco Fini alla festa nazionale di “Azione giovani” a Roma, si esprime con nettezza e prende posizione alla luce delle polemiche suscitate dal ministro della Difesa Ignazio La Russa e dal sindaco di Roma Gianni Alemanno sulle leggi razziali e la Repubblica di Salò. «È doveroso dire che, se non è in discussione la buona fede, non si può equiparare chi stava da una parte e combatteva per una causa giusta di uguaglianza e libertá e chi, fatta salva la buona fede combatteva per la parte sbagliata». Il presidente della Camera non ha dubbi: «La destra deve ribadire in ogni circostanza questi concetti e riconoscersi in questi valoriche sono a pieno titolo antifascisti, proprio per superare il passato, non per archiviarlo, ma per costruire una memoria che consente al nostro popolo di andare avanti».

Il Fascismo fu una dittatura

Fini sottolinea che la vicenda del Fascismo deve essere colta come una pellicola nel suo complesso e non fotogramma per fotogramma: «Il giudizio non può che essere complessivo, non si possono dare giudizi parziali, partendo dalle affermazioni di quegli storici che dicono che il fascismo ha modernizzato l’Italia, oppure che ha fatto l’Inps o ancora che Mussolini nel 1938 a Monaco salvò la pace. Da parte della destra il giudizio complessivo deve essere negativo a partire dalla soppressione della libertà operata dal fascismo. Non possiamo negare la storia: il fascismo fu dittattura».

In secondo luogo, secondo Fini, il fascismo negò un altro valore fondamentale: quello dell’uguaglianza, «accettando le ragioni della superiorità di razza, del razzismo biologico. Di qui l’infamia delle leggi razziali, questa aberrazione, questo male assoluto che sta nella negazione a priori del valore dell’uguaglianza. Negare alla radice il principio dell’uguaglianza non può che determinare il risultato finale di una tragedia. L’ultimo atto del film è poi stata la dichiarazione di guerra, che ha messo l’Italia in ginocchio, che ha determinato una catastrofe che i nostri padri e i nostri nonni non hanno dimenticato. L’Italia, sì, modernizzata nel 1945 era rasa al suolo. Questi dati sono fattuali, sono elementi di verità storica da cui non si può prescindere».

Le utopie e i passi avanti del ’68

Passando alla contestazione studentesca di quarant’anni fa, Fini si è chiesto: «Fu tutto negativo? Non si può dire. Ma è sbagliato dire che il ’68 rappresentò la stagione della libertà». Il leader di An ha ammesso che il ’68 «ha tolto tante ragnatele, archiviato una stagione che sa tanto di muffa. Merito o colpa del 68? Non mi appassiona il discorso. Di certo fu negativo lo slogan “vietato vietare”. Il ’68 aveva fatto degenerare il valore della libertà in licenza, anarchia, assenza di regole. Fu una forma colossale per esprimere la propria imbecillità. Non c’è la libertà se non c’è una regola, se non c’è un’autorità. Dove ha fallito il ’68? Nel pensare a un mondo utopico dove ci fosse la libertà senza il principio di autorità». In ogni caso, «ritrovato l’equilibrio, che nel ’68 non c’era, la società qualche passo in avanti l’ha fatto». 

(Il Sole 24 Ore on-line)

Nel caso qualcuno se ne fosse dimenticato

COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA (1943)

 

1 – La Nazione Italiana è un organismo politico ed economico nel quale compiutamente si realizza la stirpe […]

73 – Presupposto della politica demografica è la difesa della famiglia, nucleo essenziale della struttura sociale dello Stato.

La Repubblica la attua […] col divieto di matrimonio di cittadini italiani con sudditi di razza ebraica, e con la speciale disciplina del matrimonio di cittadini italiani con sudditi di altre razze o con stranieri […]

89 – La cittadinanza italiana si acquista e si perde alle condizioni e nei modi stabiliti dalla legge, sulla base del principio che essa è titolo d’onore da riconoscersi e concedersi soltanto agli appartenenti alla stirpe ariana italiana.

In particolare la cittadinanza non può essere acquistata da appartenenti alla razza ebraica e a razze di colore.

90 – I sudditi di razza non italiana non godono del diritto di servire l’Italia in armi, né, in genere, dei diritti politici: godono dei diritti civili entro i limiti segnati dalla legge, secondo il criterio della loro esclusione da ogni attività, culturale ed economica, che presenti un interesse pubblico, anche se svolgentesi nel campo del diritto privato.

In quanto non particolarmente disposto vale per essi, in quanto applicabile, il trattamento riservato agli stranieri […]