L’errore di Monti

Una vecchia regola, non solo della politica, ma del comportamento umano in generale, dice: non mettere mai il tuo avversario con le spalle al muro. A meno, ovviamente, che tu non sia intenzionato a farlo fuori, costi quel che costi.

Poiché non credo che sia intenzione di Monti far fuori il PD, è evidente che far nascere in un partito che è indispensabile per sostenere il governo l’istinto della sopravvivenza (poiché è chiaro che per il PD cedere sull’art. 18 avrebbe conseguenze disastrose sulla sua coesione interna e sul suo consenso elettorale) non può che aprire una stagione di conflittualità esasperata, il cui esito è molto difficile da prevedere.

Non so perché il Governo abbia fatto questa mossa azzardata e, soprattutto, inutile. La tesi che l’art. 18 sia un ostacolo insormontabile per la ripresa non sta in piedi.

È chiaramente una battaglia ideologica da parte del mondo imprenditoriale, di chi sente che sta vincendo e vuol stravincere, non solo affermare la sua superiorità ma umiliare l’avversario strappandogli di mano le bandiere. E i Professori, pur essendo dei “tecnici”, si sono fatti carico di questa bell’impresa un po’ per spocchia intellettuale, un po’ per istintiva adesione ai miti del loro ceto di riferimento. Ma hanno evidentemente sottovalutato le possibili conseguenze.

Prima si esce da questo pasticcio, meglio è.

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