Benjamin Netanyahu

Benyamin Netanyahu
Benyamin Netanyahu durante il servizio militare

Quando nel mondo sale la tensione, prima o poi la Storia trova l’uomo giusto per fare la cosa sbagliata.

In questo caso, l’uomo è Benjamin Netanyahyu.

La sua avventura politica è qualcosa di classico. Un uomo forte, con una brillante carriera militare alle spalle, che sale al governo promettendo al suo popolo “sicurezza”. E naturalmente, lascia dietro di sé solo macerie.

La sua azione distruttiva sulla società israeliana è esemplare. Come tutti gli uomini di destra, ha cercato consensi nella destra più estrema. Ha stretto alleanza con i fanatici religiosi, tradendo l’impostazione laicista dei Fondatori. Ha incoraggiato i coloni all’occupazione illegale di terre in Cisgiordania, mettendo sempre più in imbarazzo gli alleati di Israele nel mondo. Ha iniziato un braccio di ferro con l’opinione pubblica e il Parlamento per combattere una sua guerra personale contro la magistratura, cosa che è il tratto più caratteristico di tutta la destra contemporanea, da Berlusconi a Trump, da Orbán a Meloni a Renzi. In questa battaglia è entrato in collisione non solo con il mondo progressista e democratico, ma anche con fette dell’establishment e, pare, addirittura delle Forze Armate: cosa che probabilmente non è estranea a queste ultime vicende.

E soprattutto, ha commesso il peggior errore che possa commettere un uomo politico: di fronte al problema più grave, non ha cercato di risolverlo, ma l’ha semplicemente rimosso.

Il problema di Israele sono i palestinesi. Non è il caso qui di ripercorrere tutta quella storia tormentata, mi limito a dire, che se hai un nemico, o decidi di combatterlo, o cerchi di venire ad un accordo. Ci sono diverse circostanze e motivazioni che possono spingere in una direzione nell’altra, ma un qualche progetto lo devi avere. Netanyahyu si è comportato come se il problema non esistesse, come se i palestinesi non fossero un problema. Al massimo, una banale questione di ordine pubblico. In Cisgiordania si agitano? Lanciano sassi? Ci pensa la polizia. Da Gaza partono missili? Spariamo qualche missile in risposta. Non c’è da preoccuparsi. Ordinaria amministrazione.

Tutti si sono chiesti come sia possibile che i mitici servizi segreti israeliani non abbiano avuto sentore dell’attacco imminente. Be’, la spiegazione è quella di sempre. Se chi sta in alto pensa che non ci sia da preoccuparsi, che non potrà succedere nulla di grave, chi sta sotto si deconcentra. I controlli più accurati, le procedure più sofisticate diventano banale routine. Ti passa sotto il naso un elefante, al massimo gli chiedi la carta di circolazione.

Il risultato? Mentre il governo pensava alle sue riformette, ai processi da bloccare, ai giudici da controllare, Hamas metteva in atto l’attacco più devastante di tutta la storia di Israele.

Come non aveva un progetto quando pensava che le cose andassero bene, il governo continua a non avere un progetto ora che è in guerra. Invadere Gaza, ma per fare cosa? Scavare nella sabbia, per cercare gli ostaggi nascosti in chissà quale galleria? Ammazzare gli uomini di Hamas, un esercito che non ha divise né mostrine? e tutto questo nell’area più popolata del mondo? e soprattutto, contro un esercito che, come l’ISIS, esalta il martirio, che non dà il minimo valore alla vita, né alla propria, né a quella del nemico, né a quella del suo stesso popolo?

Si discute chi sia il vero responsabile della strage all’ospedale, ma in ogni caso si tratta della prova dell’impossibilità di fare una guerra in quella zona. Netanyahu ha infilato il suo paese in una trappola da cui nessuno sa come potrà uscire.

Tutto questo, in un quadro internazionale già avvelenato. In quasi due anni di guerra, Putin finora non ne ha azzeccata una. Ha commesso un errore disastroso dopo l’altro. La Russia si trova in condizione di quasi totale isolamento. Da quel sabato, le cose sono cambiate. La relazione tra le due crisi è rappresentata dall’Iran, l’unico paese che fornisca un effettivo aiuto militare alla Russia, e il principale sponsor (e probabilmente non solo sponsor) di Hamas. Per la prima volta dall’inizio della guerra inm Ukraina, Putin può registrare, anche se non per merito suo, un punto di vantaggio.

L’asse Mosca – Teheran – Gaza non ha, ovviamente, alcuna chance di vincere la sua guerra, ma avrà ancora per lungo tempo agio di combinare guai immensi.

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