La maturità dei mediocri

Poiché stanno comparendo sulla stampa nazionale articoli che parlano della “severità” delle nuove norme sull’esame di Stato (l’esame di “maturità” non c’è più da una dozzina d’anni), desidero ripetere qui alcune considerazioni che ho già fatto in altre occasioni.

La nuova severità dovrebbe discendere da due nuove norme:

  1. si ammette all’esame solo chi ha la sufficienza in tutte le materie;
  2. nel calcolo della media per l’assegnazione del credito si tiene conto anche del voto di condotta.

Prendiamo ora l’allievo mediocre, “senza infamia e senza lode”, quello che arriva alla fine del corso di studi più per forza di inerzia che per vero merito.

Questo campione si presenterà allo scrutinio finale del quinto anno con una serie di valutazioni oscillanti tra la sufficienza e la “quasi sufficienza”, e forse un pochino meno.

In soldoni, i valori “grezzi”, comunicati dai docenti delle singole materie, saranno qualche sei, qualche cinquemmezzo, probabilmente almeno un cinque.

I voti finali (è così da sempre) vengono assegnati dal Consiglio di Classe.

Per prima cosa si dovrà quindi decidere se ammettere questo campione all’esame.

Lasciatevelo dire da uno che è nella scuola da più di trent’anni. Nessun Consiglio di Classe dello Stivale lo terrà fuori. Anch’io voterei per l’ammissione senza pensarci due volte. È giusto così. L’allievo non ha meritato, ma neppure demeritato troppo. Già essere arrivato all’ultimo anno, superando una lunga serie di selezioni annuali che nella scuola superiore sono sempre assai più severe di qualunque esame di Stato (in certi casi severissime, una vera decimazione) è cosa non da poco. A scuola è stato un mediocre, ma anche i mediocri hanno diritto a vivere la loro vita. Uscirà dalla scuola con una valutazione bassa, ma uscirà, e il resto dovrà giocarselo da sé. Profilo basso, e camminare.

Quindi, deliberazione finale del Consiglio di Classe: sei in tutte le materie.

Unanimità? Unanimità.

Passiamo al voto di condotta.

Il nostro eroe della mediocrità ha fatto di tutto per non farsi notare. Ha fatto baccano quando gli altri facevano baccano, è stato zitto quando gli altri stavano zitti. Non ha mai ricevuto una sanzione disciplinare grave – non l’ha mai meritata. Certo, non è mai stato un tipo particolarmente collaborativo, ma è difficile che uno così abbia meno di 8 come voto di condotta (la valutazione 6 è data in conseguenza di infrazioni gravi, ripetute e documentate, alla disciplina, la valutazione 7 a chi è sempre stato un turbolento, senza però meritare punizioni pesanti).

Bene, alla fine costui avrà una media superiore al 6, e il punteggio corrispondente di credito.

Con le norme precedenti, sarebbe stato ammesso lo stesso, ma con una media inferiore a 6, e quindi un credito minore.

La Commissione d’Esame sa perfettamente queste cose. Una volta, quando non c’erano i crediti, la Commissione andava a guardare anche le pagelle – ma non le valutazioni dell’ultimo anno, perché si sa che all’ultimo scrutinio dell’ultimo anno si nasconde sempre un bel po’ di spazzatura sotto il tappeto; bensì le valutazioni dei tri/quadrimestri precedenti: perché è lì che il Consiglio di Classe ha sempre nascosto i suoi messaggi cifrati, e chi ha orecchie per intendere intenda.

Anche adesso le pagelle sono a disposizione della Commissione; ma nessuno le guarda, perché tanto non servirebbe a niente. I giochi sono già fatti, e la Commissione si limita a prendere atto del punteggio di credito.

Insomma: questa è una formula d’esame in cui chi va bene va bene, chi va male va male, esattamente come prima. A differenza di prima c’è però qualcuno che ha un piccolo vantaggio: il mediocre.

Niente di male, s’intende. Basta dirlo.

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