Del Boca: la storia come coscienza civile

Angelo Del Boca
Novara 23 maggio 1925 – Torino 6 luglio 2021

Il 2 ottobe 1935 alle 18,45 Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia annuncia l’inizio della guerra di conquista dell’Etiopia.

Il discorso è trasmesso per radio, e in parecchie città italiane nella notte si svolgono manifestazioni popolari di giubilo.

A Novara la folla si riunisce intorno ad un manichino con le fattezze di Hailé Selassié che viene dato alle fiamme. In mezzo a questa folla, c’è un bambino di dieci anni. Si chiama Angelo del Bosca, è stato portato lì dai genitori, e partecipa con entusiasmo infantile al rito incendiario.

“L’autore di queste pagine”, scriverà parecchi anni dopo nel secondo volume della sua Storia degli Italiani in Africa Orientale, “non esclude che uno dei motivi che lo hanno spinto a occuparsi dell’aggressione fascista all’Etiopia, con l’intento di ristabilire la verità sui fatti, sia proprio il ricordo della bottiglia di benzina con la quale, la notte del 2 ottobre 1935, ha irrorato il manichino in cartapesta di Hailè Selassiè.”

È una bellissima dichiarazione che spiega esattamente il senso della storia come impegno civile.

Non è la storia che si limita ad un semplice elenco “oggettivo” di fatti; ma neppure la storia costruita a sostegno di un’ideologia.

È una storia che cerca di formare, attraverso la lettura critica del passato, la coscienza civile di una Nazione.


Angelo del Boca Gli italiani in Africa Orientale, Laterza 1979-1986, vol 2° tomo 2° p. 392 n. 10.

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