Il limite della decenza

Da quasi vent’anni assistiamo in Italia ad un esperimento sociologico di enorme portata. Si tratta di una trasformazione pilotata di quello che una volta si chiamava il “comune senso del pudore”, e più propriamente dovrebbe essere il “limite della decenza”, cioè quel confine tra le cose considerate accettabili e non accettabili dalle persone per bene.

La cosa è cominciata con questioni di soldi: dopo le prime timide difese “non sono stato io”, “è stato un mio subordinato, io ne ero all’oscuro”, si è passati alla rivendicazione arrogante “l’ho fatto io, ma l’ho fatto per il Partito”, condita con l’ammiccamento “tanto lo fanno tutti”. Quella che era una colpa, non lo è più; e se qualcuno non ne fosse convinto, è cominciata la celebrazione dell’eroismo di quei lìder che hanno avuto il coraggio di sfidare i moralismi (ipocriti, sicuramente) dei benpensanti, e i rigori (sospetti, s’intende) della Magistratura, per affrontare francamente la questione dei Costi della Democrazia.

L’esperimento è riuscito così bene che la cosa non si è fermata lì. Naturalmente qui è venuto in soccorso un terreno molto fertile, il basso senso morale della società italiana, sempre propensa a pensare che chi fa quel che deve o è un fesso, o è un furbo che non si è fatto scoprire. Sempre più gravi violazioni – non della Legge, di cui nessuno si cura – ma appunto del Comune Senso del Pudore, vengono rivendicate come efficaci scorciatoie del Fare, che si oppone alle Chiacchiere. Il confine tra il lecito e l’illecito si sposta sempre più in basso; ed era inevitabile che si arrivasse alle vicende boccaccesche di questi ultimi giorni. Anzi, tutto questo gran parlare di gratificazioni sessuali è un modo per coprire con grasse risate qualunque altra discussione: anziché discutere se il Ministro delle Finanze è in grado di mettere sotto controllo il deficit (l’esperienza di parecchi anni passati dimostrerebbe di no) è assai più divertente (ed utile) discutere se veramente il Ministro delle Pari Opportunità s’è guadagnata la poltrona stando in ginocchio o in piedi.

Ma c’è un limite a tutto: non è vero che ogni cattiva azione diventa lecita; rimane un peccato imperdonabile. Non si può, non si deve assolutamente parlare male del Papa.

1 commento su “Il limite della decenza”

  1. Una lucida, puntigliosa analisi del “calo di quota” di detto limite. Il tutto, a mio avviso, e’ lo specchio (nella societa’ italiota in generale) del progressivo inibirsi della volonta’ di emergere con mezzi propri, anche a costo di grandi sacrifici, che pero’ portava alla sublime sensazione di appagamento una volta che l’obiettivo tanto agognato veniva raggiunto.

    Adesso no, non ci si sacrifica piu’ per raggiungere l’obiettivo, si ricorre alle scorciatoie, piu’ o meno legali. Tanto poi, il corollario di scuse e giustificazioni sara’ bene accetto da un’opinione pubblica ormai pervasa da questo “cancro”.

    Complimenti e continui cosi’

    Andrea

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