Dei migranti, del pubblico, e del privato


L’iniziativa della nave Sea Watch è illegale? Sì, è illegale (*).
Possiamo lasciar gestire il soccorso in mare ai privati delle ONG? No, non possiamo.
Su questo, direi che non ci sono dubbi.

Cerchiamo di risalire un pochino indietro, per capire come si è arrivati a questa situazione.

Nell’ottobre 2013, di fronte all’acuirsi della crisi in Libia, ed alla spaventosa tragedia dei naufragi, il governo italiano lanciò l’operazione Mare Nostrum. Quest’operazione, affidata alla Marina Militare italiana, aveva come obiettivo la sicurezza nazionale (il controllo delle acque del Mediterraneo centrale) e l’azione umanitaria (il salvataggio delle vittime di naufragi).

L’operazione ebbe un tale successo, che subito si levarono altissime critiche: il numero dei salvati era toppo elevato. Si diceva che questo rappresentava un incentivo alle partenze, e che se l’Italia avesse smesso di “chiamare” i migranti, il flusso sarebbe calato drasticamente. Su pressione di vasti settori dell’opinione pubblica e della politica, dopo solo un anno l’operazione Mare Nostrum fu interrotta: funzionava troppo bene per gli standard del nostro paese.

Si ignorava (temo in qualche caso consapevolmente) una grande lezione della storia: vi sono circostanze in cui masse di persone continuano ad andare avanti, anche se le probabilità di andare incontro alla morte sono sempre più elevate.

In ogni caso fu una scelta sciagurata e del tutto irrazionale. L’Italia è il paese con la più grande estensione di coste del Mediterraneo; ed è il più vicino all’area di massima instabilità del Nord Africa. Pensare che il controllo di quel tratto di mare sia cosa non che ci compete, è pura follia. Un po’ come se i Carabinieri si chiudessero a chiave in caserma, e mandassero messaggi sui social per lamentare che là fuori c’è disordine e illegalità.

Diciamo pure: questa scelta alla fin dei conti si è dimostrata antinazionale, come la maggior parte delle scelte dettate dalla logica dell’estrema destra – anche quando non è un governo di destra a farle.

L’idea all’inizio era quella di sostituire l’operazione navale italiana con un’operazione europea; ma subito si vide che le altre nazioni se ne disinteressavano. Tragicamente comica la risposta inglese: “Non abbiamo abbastanza navi!” Gli Inglesi che dicono di non avere abbastanza navi!

Insomma, il Mediterraneo rimase sguarnito.
A questo punto interviene una seconda grande lezione della storia, ancora più evidente della prima. Dove c’è una necessità impellente, e lo Stato non interviene, intervengono i privati. Ovviamente, essendo privati, con la loro logica di privati, non con la logica dello Stato.

Così vediamo dei privati che senza seguire le indicazioni del Governo viaggiano per il Mediterraneo ripescando gente per portarla in Italia. Fanno bene? Fanno male? Ci sono diverse opinioni in proposito. Ma la vera domanda è: perché si è permesso che questo compito indispensabile del controllo della navigazione fosse assunto da dei privati, quando dovrebbe essere funzione vitale dello Stato?

A questa domanda nessuno sa ripondere.

Certo, la destra dice “chiudiamo i porti”. Come se i Carabinieri dicessero: chiudiamo i tram, così non ci salgono i borseggiatori. I porti non sono chiusi – non possono, materialmente, essere chiusi; né si possono chiudere tremila km di costa.

Dall’alto dei palazzi romani, dalle colonne dei social qualcuno in cerca di pubblicità si esibisce con cadenza più o meno mensile in urla e strepiti contro qualche nave ONG. Del tutto indifferenti a questo canaio, gli sbarchi continuano con cadenza quotidiana.

Un fallimento catastrofico, dal quale sarà ben difficile risollevarsi.

(28 giugno 2019)


(*) Il corso degli eventi ha evidenziato, in modo assai più rapido di quanto mi aspettassi, quanto sia stato imprudente da parte mia quest’uso della figura retorica della concessione. Avrei dovuto scrivere, con una più evidente sfumatura di dubbio, “Ammettiamo che l’iniziativa della nave Sea Watch sia illegale…”

(3 luglio 2019)

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