Gli italiani e la grammatica. Mille anni fa.

xii. De herese in Italia reperta

23. Ipso quoque tempore non impar apud Rauennam exortum est malum. Quidam igitur Vilgardus dictus, studio artis gramatice magis assiduus quam frequens, sicut Italicis mos semper fuit artes negligere ceteras, illam sectari. Is enim cum ex scientia sue artis cepisset inflatus superbia stultior apparere, quadam nocte assumpsere demones poetarum species Virgilii et Oratii atque Iuuenalis, apparentesque illi fallaces retulerunt grates quoniam suorum dicta uoluminum carius amplectens exerceret, seque illorum posteritatis felicem esse preconem; promiserunt ei insuper sue glorie postmodum fore participem. Hisque demonum fallaciis deprauatus cepit multa turgide docere fidei sacre contraria, dictaque poetarum per omnia credenda esse asserebat. Ad ultimum uero hereticus est repertus atque a pontifice ipsius urbis Petro dampnatus. Plures etiam per Italiam tunc huius pestiferi dogmatis sunt reperti, qui et ipsi aut gladiis aut incendiis perierunt.

XII. Si scopre un’eresia in Italia

23. Un male simile sorse a Ravenna negli stessi anni. Un tale chiamato Vilgardo si dedicava con grande passione ed assiduità allo studio delle discipline linguistiche, come usano da sempre gli italici, che per applicarsi a questi studi tralasciano tutti gli altri. Gonfio di superbia per il suo sapere, e quando ormai manifestava nei suoi atteggiamenti una sempre maggiore stoltezza, una notte gli apparvero dei diavoli sotto le sembianze dei poeti Virgilio, Orazio e Giovenale. Essi finsero di ringraziarlo per la passione con cui si dedicava alle loro opere e per essere così felice divulgatore della loro fama presso i posteri, promettendogli inoltre di farlo nel futuro partecipe della loro gloria. Corrotto da questi diabolici inganni, Vilgardo iniziò in modo tronfio ad impartire insegnamenti contrari alla santa fede, e ad affermare che le parole dei poeti dovevano in tutto essere ritenute vere. Alla fine però fu giudicato eretico e condannato da Pietro, vescovo di quella città. In Italia vennero allora trovati molti uomini che aderivano a queste funeste dottrine e tutti morirono o trafitti dalle spade o bruciati sui roghi.

Rodolfo il Glabro, Storie, Libro II
Trad. D. Tuniz

Da quanto sopra si può ricavare che:

  1. Mille anni fa esisteva, ed esisteva già da un certo tempo, l’Italia; ed esistevano, ed esistevano già da un certo tempo, gli Italiani.
    (“Mille anni fa? possibile?” “Sì, mille anni fa.” “Minchia.”)
  2. Già mille anni fa gli italiani erano noti per la loro fissazione grammaticale.
  3. Contro la doppia peste degli Italiani e dei fissati grammaticali c’è un unico rimedio: il ferro ed il fuoco.
  4. Enrico Ferrini è un perfetto imbecille; e sarebbe stato un perfetto imbecille anche ai tempi di Leonardo; e sarebbe stato un perfetto imbecille anche i tempi di Rodolfo il Glabro.

Il seguente articolo è stato stimolato da un post di un certo Enrico Ferrini il quale sostiene che Leonardo non è italiano, poiché cinquecento anni fa l’Italia non esisteva.

3 commenti su “Gli italiani e la grammatica. Mille anni fa.”

    • Grazie per la citazione, ma mi sembra una spiegazione un po’ semplicistica. È un fatto che la maggior parte delle teorie complottiste, negazioniste, antiscientifiche ecc. che girano oggi in Italia, non solo sono d’importazione, ma a volte vengono da paesi che, nell’opinione corrente, dovrebbero essere all’avanguardia della cultura scientifica.
      In questo caso dovremmo tornare piuttosto ai fondamenti della retorica, cioè di quella scienza che studia la persuasività del discorso. È inutile portare le prove della rotondità della Terra (che, ricordo, erano elencate nel mio libro di geografia di prima media, sessant’anni fa) se non riflettiamo sul fatto che quelle prove appaiono ad alcuni come fallaci, e invece come convincenti delle baggianate come la Terra piatta, i chip sottopelle per il controllo delle coscienze, il moto perpetuo (“perché non ce lo dicono?”), le scie chimiche, il grande complotto del coronavirus…
      QAnon non è certo nato in un liceo classico italiano.

      Rispondi
      • Sono d’accordo, la mamma dello scemo fa figli in tutti i Paesi del mondo.
        E poi, dire che l’Italia non ha mille anni… appunto: non si conosce nemmeno la letteratura.
        Ho sbagliato anche a citare: non è Adriano, ma Camillo Olivetti.

        Rispondi

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.