Legge elettorale

Qui bisogna ammettere che i Costituenti hanno commesso una piccola ingenuità: quando hanno detto che il popolo elegge la Camera dei Deputati ed il Senato, avrebbero dovuto specificare che gli elettori devono avere il diritto di scegliere i deputati e i senatori, se no che cazzo di elezione è.

Ma a parte questo dettaglio, se la legge elettorale non è in Costituzione, ma è una legge ordinaria, un motivo ci sarà.

Ed è che la legge elettorale, più che con la forma dello Stato, ha a che vedere con il sistema dei partiti.

In Italia la discussione in proposito è stata sputtanata quando si è cominciato a parlare di “maggioritario”.

In realtà i sistemi elettorali fondamentalmente sono due:

  1. uninominale
  2. proporzionale.

Poi su ognuno di questi sistemi si possono fare tutti i ricami che vogliamo, in Italia siamo bravissimi.

La differenza fondamentale è che il sistema uninominale tende a ridurre il numero di partiti; inglesi e americani, che hanno il sistema uninominale da sempre, hanno tipicamente due partiti, che possono diventare tre per brevi periodi.

Il sistema proporzionale, invece, la puoi girare come vuoi, porta ad un maggior numero di partiti, a meno di introdurre forzature, come un pesante premio di maggioranza, ed un’alta soglia di sbarramento, ma allora perché vuoi tenere il sistema proporzionale se poi stravolgi le proporzioni.

Il sistema del sindaco, va bene appunto per eleggere il sindaco, perché lì non è questione di legislativo ed esecutivo; è un’amministrazione locale, che comunque è sotto il controllo dello Stato, e non può fare grossi danni.

Per il potere centrale, invece, o si decide per il sistema presidenziale, e tutto si regola di conseguenza, oppure si tiene il sistema parlamentare, pasticciare i due sistemi porta solo guai.

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