Facciamoci sentire

Le vicende della Puglia e del Lazio vanno ben oltre la dimensione locale.

Che l’opposizione (del PD e delle altre forze) sia ormai drammaticamente inadeguata alla situazione incombente, è evidente. Mentre da destra si parla ormai apertamente di cancellare la parola “lavoro” addirittura dalla Carta costituzionale, si cincischia con “bozze di riforma” completamente subordinate alle parole d’ordine berlusconiane. La sinistra estrema sembra ormai ridotta al suicidio di misteriosi rituali ad uso esclusivamente interno.

Dopodomani ci sono le elezioni regionali, e si fanno carte false per ottenere l’appoggio di un partito minore, l’UDC, che onestamente ha dichiarato ai quattro venti il proprio progetto: a lungo termine, sostituire la Lega nell’alleanza di centrodestra; a breve termine, fare da ago della bilancia in modo da tesaurizzare qualche moneta di scambio qua e là.

Per trovare voci di vera opposizione bisogna affidarsi alla supplenza esercitata da un personaggio, Di Pietro, che ha dietro di sé una storia completamente diversa dalla sinistra come l’abbiamo conosciuta nel corso della nostra vita.

Il PD aveva proposto un metodo, le primarie, che non è soltanto un formalismo procedurale, ma poteva rappresentare una straordinaria prospettiva di rinnovamento del gruppo dirigente e della linea politica. Oggi le primarie devono essere imposte con la forza ad un partito che vorrebbe decidere le proprie candidature in base esclusivamente alle preferenze di Casini.

Il PD ha paura dei propri elettori, e affida le sue scelte ad un partito ed un personaggio che si è ingrassato durante l’alleanza con il Capo piduista.

La spiegazione di questa follia è una sola: il gruppo dirigente del PD sa di essere inadeguato, e si affida ad una disperata tattica di sopravvivenza.

È necessario che gli elettori, i militanti del centro-sinistra – quelli che non subordinano il loro pensiero all’appartenenza a questa o quella cordata, a questo o quel lideruccio nazionale o locale – facciano sentire la loro voce, dicano chiaramente che così non si va da nessuna parte, anzi, si va verso l’autodistruzione, verso un sistema putiniano di partito unico e di lavoratori schiavi.

È necessario un grande movimento di opinione da parte di quella “società civile” che negli ultimi quindici anni tutti hanno corteggiato, salvo poi fottersene al momento delle scelte politiche.

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