Lunedì 15 luglio 2002    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

CAPITOLO III

Collocazione delle proposizioni.

§ 1. Quanto alla collocazione delle proposizioni in costruzione subordinata (vedi P. II, cap. IV), si possono fare tre questioni principali: 1º se nei diversi gruppi notati nei capitoli V e VI debbano precedere le principali alle subordinate o viceversa, e ciò tanto rispetto alle subordinate esplicite, quanto alle implicite; 2º se e come si possano inserire proposizioni subordinate in mezzo agli elementi che compongono una principale; 3º se si possano inserire proposizioni principali dentro gli elementi delle subordinate.

§ 2. Collocazione delle proposizioni subordinate. Cominciando dalla prima questione e dalle subordinate esplicite, non si può certo dare una regola generale e assoluta; perchè la naturale progressione del pensiero, i legami che l’un giudizio ha coll’altro, e la forza che il dicitore vuole imprimere piuttosto a questo che a quello, sono le ragioni dello svariato collocamento delle proposizioni nel periodo. Restringendoci pertanto ad alcune osservazioni particolari sulle varie proposizioni subordinate, notiamo quanto segue.

Le attributive, quando non sono inserite dentro la principale, la seguono sempre. Evvi alcuno tra voiil quale sia vago di ascendere a tanta gloria? Segneri. (Vedine altri esempii, P. II, cap. V, § 1). Quelle incomincianti da chi, chiunque, ciò che, qualunque cosa, o persona e sim. possono anteporsi o posporsi, secondo che fanno da soggetto o da oggetto.

Le soggettive (anche in forma d’interrogative indirette) seguono per lo più alla principale, cui fanno da soggetto, e non si antepongono che quando debbano molto calcarsi. Iniquissima cosa è che il padre abbisogni, quando i figliuoli hanno assai. S. Concordio. Al contrario. Che razza d’uomini fossero, non si sarebbe potuto dir facilmente. Manzoni.

Molto più le oggettive (anche in forma d’interrogative indirette) debbono per regola generale seguire alla principale (vedine esempii P. II, cap. V, § 7 e cap. VII, § 17). Talora per altro si antepongono, p. es. Se voler fu o destino o fortuna, Non so. Dante.

§ 3. Le proposizioni locali e temporali precedono per lo più la principale, salvo il caso che debbano spiccare più di essa, come sovente accade. (Vedine esempii, P. II, cap. VI). Delle causali (cap. cit., § 8) seguono per lo più quelle incomincianti da perchè, ma le altre (comincianti da poichè, perciocchè, essendochè, conciossiachè ecc.) per lo più precedono alla principale, benchè valga pur qui la medesima ragione del senso. Anche le proposizioni finali (ivi, § 14) sogliono il più delle volte posporsi; e così pure quelle di maniera. Le consecutive (ivi, § 22) si pospongono sempre. Fra le comparative infine quelle di pari grado (P. II, cap. VI, § 19) essendo collegate da voci correlative, ora precedono, ora susseguono; quelle con disparità di grado (ivi, § 20) sogliono seguire.

In verso si procede più liberamente, p. es. nelle comparative: Molto Più che non credi, son le tombe carche. Dante.

§ 4. Quando due proposizioni subordinate stanno in diversa relazione con una medesima principale (o reggente), ma non sono fra loro coordinate, sarà più conforme al genio della nostra favella il separarle, anteponendo alla principale quella di senso più generale, e posponendole quella più particolare. Onde invece di dire, p. es. Quando Cesare fu giunto a Rimini, benchè la coscienza lo rimordesse, risolvette di varcare il Rubicone; sarà da preferirsi: Quando Cesare fa giunto a Rimini, risolvette di varcare il Rubicono, benchè (o non ostante che) la coscienza ne lo rimordesse. E invece di dire, p. es. Poichè la fortuna è incerta e variabile, affinchè non ci troviamo un giorno a stentare, fa duopo [sic Red.] imparare qualche utile disciplina, dovrà preferirsi di dire Perchè .... variabile, fa duopo [sic Red.] .... disciplina, affinchè .... a stentare; o, con inserzione, fa d’uopo, [sic Red.] affinchè non ci .... stentare, imparare ecc.

Così pure, se tali proposizioni sospese si appresentassero in maggior numero, sarà bene interromperle con proposizioni principali, per modo che il pensiero avanzi a grado a grado.

§ 5. Una proposizione subordinata ad un’altra pur subordinata non suol precederla, come in latino, ma seguirla, o inserirsi in essa. Non si direbbe quindi Di che cosa si tratti, quando vi avrò (o ve l’avrò) fatto sapere, facil sarà pigliare un partito; ma bensì Quando vi .... sapere di che .... si tratti ecc., o, subordinando anche la prima alla principale, Quanto a ciò che si tratta, quando ve l’avrò fatto sapere ecc.

§ 6. Inserzione delle proposizioni. Siccome i varii giudizii s’intrecciano nella mente e s’incrociano l’uno nell’altro, e l’uno si compie o si rafforza, nell’atto di enunciarsi, coll’altro; così anche le proposizioni, per rendere più pronta e vigorosa la comunicazione del pensiero, si attraversano in varii modi tra gli elementi di altre proposizioni. Considereremo due casi: primo, che la proposizione inserita sia subordinata alla inserente; secondo, che la inserente sia subordinata alla inserita.

§ 7. L’inserzione della subordinata ha luogo per lo più dopo il soggetto, o fra il predicato e i complementi della principale: e, se la inserente comincia per congiunzione, ha luogo spessissimo dopo la congiunzione stessa, per modo che due congiunzioni vengono a trovarsi accanto. Esempii. Dopo il soggetto: Debbesi dunque considerare che tanti buoni effetti, quanti uscivano di quella repubblica, non erano causati se non da ottime cagioni. Machiavelli. – Gli uomini, quando l’indegnazione non si possa sfogare senza grave pericolo, non solo dimostrano meno quella che sentono, ma ne sentono meno in effetto. Manzoni. – Fra il predicato e i complementi: Deliberò mandare la Verità fra gli uomini a stare, com’essi chiedevano, per alquanto di tempo. Leopardi. – Dopo complementi: Di più, dove per l’addietro solevi essere odiata e vituperata, oggi .... chiunque ha intelletto ti pregia e loda. Leopardi. – Dopo congiunzioni: E, se si andasse dietro alle ragioni, ci è che dire da ogni parte; ma, se si esaminasse il fine loro, si piglierebbe la parte de’ nobili. Machiavelli. – Se, com’è manifestissimo a ciascuno, nella conservazione di Padova consiste .... ogni speranza .... di conservare la nostra libertà ecc. Guicciardini. – Narrava che, quando prima usci delle scuole .... propose .... di non voler mai lodare nè persona nè cosa ecc. Leopardi. Le proposizioni così inserite chiamansi incidenti. (Vedi P. I, preliminari, § 20).

Si deve, per regola generale, evitare di porre proposizioni incidenti fra parole più strettamente congiunte fra loro, come fra il sostantivo e l’aggettivo attributivo, fra il pronome ed il sostantivo, il verbo e l’avverbio, la preposizione e il suo complemento ecc. ecc.

In versi è frequente la collocazione di una proposizione attributiva fra un pronome dimostrativo od un aggettivo, e un sostantivo. Vider picciola nave e in poppa quella, Che guidar li dovea, fatal donzella. Tasso. – Non io l’ascreo Che già la sete giovenil mi accese Torbido fonte béo. Filicaja. – Si giunge insieme Quante puoi circondar col pugno spighe (sottint. tante ecc.). Alamanni.

§ 8. L’inserzione della principale avviene spessissimo, specialmente nelle soggettive ed oggettive, sole od accompagnate con altre. Per vincere in guerra due cose dice ognuno che si ricercano; la forza e l’arte. Segneri. – Questa parte della lode voglio che basti. Caro. – Le speranze che eglino fino a quel tempo erano andati rimettendo di giorno in giorno, non si riducendo ancora ad effetto, parve loro che meritassero poca fede. Leopardi. Avviene talora anche nelle consecutive: Quegl’impeti troppo accesi della passione si faccia almeno sì, che riescano momentanei. Segneri. – Dopo pronomi relativi o interrogativi: Delle budella, che sapete quale immondezza sono, si fanno soavissime corde da suono. G. Gozzi. – A queste tanto affannose interrogazioni quali riputate che fossero le risposte rendute da’ moribondi? Segneri.

§ 9. Inserzioni di coordinate. Talora la proposizione incidente è coordinata a quella, in cui si trova; p. es.: L’abito, come si dice, non fa il monaco. Nardi; e così sempre, quando s’inseriscano giudizii, espressi in modo diretto; p. es. Era (vedete un po’ cosa si va a pensare!) uno di quelli stessi malandrini travestito da pellegrino. Manzoni. – Così pure, quando la persona che parla s’inserisce in mezzo al suo discorso: Levati su, disse il maestro, in piede. Dante.

§ 10. Collocazione delle proposizioni implicite. Le proposizioni implicite si fanno, come vedemmo (P. II, cap. V e VI) per mezzo d’infiniti, gerundii e participii, e spesso anche sono rappresentate da complementi attributivi. (Vedi P. II, cap. IV, § 3 e quivi la nota). Le implicite poste in infinito, se ellittiche, si collocano, rispetto alla principale, come i complementi; se intere, cioè col soggetto espresso; si pospongono. (Vedi P. I, cap. XX, §§ 10-23, e P. II, tutto il cap. V e VI). Quelle formate col gerundio e col participio possono usarsi assolutamente e possono riferirsi al soggetto di quella. Se si riferiscono al soggetto della principale, ora lo seguono, rimanendo così inserte nella medesima, ora lo incorporano in sè stesse, posponendolo al gerundio, o participio stesso; ora precedono o seguono a tutta la proposizione, ove il senso lo richieda. Esempio d’inserzione: La città sollevata al grido e giustissimamente sdegnatasi di spettacolo si miserando, dètte all’armi. Giambullari. – Esempio d’incorporamento del soggetto: Imbarcatosi il Doge stesso, seguitando con quanta più celerità si poteva gli assassini scelleratissimi, li raggiunse pur finalmente. Giambullari. – Esempio di anteposizione dell’implicita: Uscito fuori .... Fra Cristoforo respirò più liberamente. Manzoni. – Esempio di posposizione dell’implicita: Egli vi rimase attaccato, facendo per lo estremo dolore .... que’ lamenti che voi medesimi vi potete pensare. Firenzuola.

§ 11. Se poi la implicita ha un soggetto differente da quello della principale, allora il gerundio e il participio si usano come assoluti e precedono regolarmente la principale medesima o s’inseriscono in questa (vedi P. I, cap. XXI, § 12, e cap. XXII, § 4). Si usano pure come assoluti e si antepongono, quando farebbero da oggetti o da complementi alla principale, la quale deve richiamare il soggetto della implicita per mezzo di un pronome congiuntivo; p. es. Ritornato Tullio dall’esiglio, tutti i cittadini gli corsero incontro; dove la nostra lingua non permette di dire a Tullio ritornato dall’esiglio tutti i cittadini corsero incontro, come farebbe la lingua latina. Ciò avvien pure quando il soggetto della implicita è sottinteso; p. es. Maravigliati di tanta scelleraggine vi si desta un orrore profondo; che non si direbbe comunemente A voi maravigliati ecc. si desta. (Vedine altri esempii, P. II, cap. IV, § 3, nota).


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