Sabato 2 febbraio 2002    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

CAPITOLO IV

Ampliazione della proposizione.

Proposizioni principali e subordinate.

§ 1. Ampliazione della proposizione. Una proposizione, oltrechè coi complementi, si può ampliare ed estendere mediante altre proposizioni. Ciò può avvenire in due modi: 1º i sostantivi, di cui si compone (soggetto, oggetto, complementi), possono determinarsi e specificarsi con proposizioni comincianti da un pronome o da un avverbio relativo; p. es. invece di dire semplicemente la luce ricrea lo spirito, posso dire la luce che si spande per l’universo ricrea lo spirito che è abbattuto; 2º agli elementi stessi componenti la proposizione si possono sostituire delle proposizioni che determinino il senso della proposizione primiera; p. es. quando splende la luce, si ricrea lo spirito, se prima era abbattuto; dove abbiamo sostituito al soggetto una proposizione di tempo, e, cambiato l’oggetto in soggetto, abbiamo determinato il senso del predicato con una proposizione condizionale. Da tale ampliamento d’una proposizione ne deriva la distinzione di proposizioni principali e subordinate, dicendosi principali quelle che stanno a fondamento delle altre e non sono rette necessariamente da alcuna congiunzione o da alcun pronome relativo (la luce ricrea lo spirito; si ricrea lo spirito) e chiamandosi subordinate le altre che ampliano e determinano le medesime, e che sono necessariamente rette da congiunzioni, o da voci relative espresse o sottintese.

§ 2. Le subordinate che determinano o spiegano un sostantivo, corrispondendo di lor natura ai complementi attributivi (P. II, cap. II), si chiamano proposizioni attributive. Le subordinate invece che si sostituiscono ad altri elementi, possono essere di tre sorte: soggettive, quando rispetto ad una principale tengon luogo di soggetto; oggettive, quando rispetto ad una principale tengon luogo di oggetto; avverbiali, quando rispetto ad una principale tengon luogo d’avverbio o di frase avverbiale, corrispondendo così a quelli che dicemmo complementi avverbiali; p. es. invece di dire l’amor tuo mi è grato, sostituendo al soggetto una proposizione soggettiva potrò dire che tu mi ami, m’è grato. Invece di dire desidero la tua diligenza, potrò, usando una proposizione oggettiva, dire: desidero che tu sia diligente. Invece di dire: leggo questo libro per diletto, potrò, sostituendo al complemento avverbiale una frase avverbiale di scopo, dire: leggo questo libro, affinchè io ne riceva diletto.

§ 3. Subordinate implicite. Le proposizioni subordinate si dicono esplicite, quando sono espresse con un modo finito (indicativo, congiuntivo, condizionale), ed implicite, quando sono espresse con l’infinito, il gerundio, il participio (vedi P. I, cap. XX, § 9-23, cap. XXI, § 3, 8, 9, 10, 11, 12 ecc., cap. XXII, § 3-4, 5). Anche l’aggettivo ed altri complementi attributivi, quando sono usati a maniera di apposizione, contengono una proposizione implicita. Andreuccio, più cupido che consigliato, con loro si mise in via. Boccaccio. – Prometeo, malissimo soddisfatto del mondo nuovo, si volse incontanente al più vecchio. Leopardi (sottint. ne’ due luoghi: il quale era o perchè era); ne’ quali casi la forza del complemento è più relativa al verbo della proposizione, che al sostantivo in sè stesso.

Molto frequente è nei moderni l’uso dell’aggettivo o del participio sostantivo o anche del sostantivo in principio del discorso, a maniera di apposizione, in senso ora concessivo, ora causale, ora altrimenti. Altero e violento per natura, era nondimeno per riflessione e per politica moderato e tranquillo. Papi. Daniello Bartoli, mirabile narratore, quando si tratta di porre innanzi agli occhi gli oggetti sensati ecc. sembra inferiore a se stesso nell’esprimere le qualità interne de’ suoi personaggi. Gioberti. – Uomo di studio non gli piaceva di comandare, nè d’ubbidire. Manzoni. – Commossi all’annunzio improvviso della morte di B. Ricasoli, nè il tempo nè l’animo ci consentono di scrivere di lui ecc. Tabarrini: nei quali due ultimi casi i complementi uomo di studio e commossi si riferiscono ad un termine indiretto (gli, ci), e si risolverebbero con le prop. essendo egli uomo di studio e essendo noi commossi ecc.

§ 4. Forma correlativa delle proposizioni. La proposizione subordinata spesso si unisce alla principale in forma correlativa (vedi Prelim. alla Sintassi, § 18), per mezzo di congiunzioni o di pronomi che si corrispondono; p. es. così .... come; benchè .... nondimeno; tale .... quale; quando .... allora ecc.

Gli antichi solevano rafforzare la proposizione principale con un o con un e. Quando gli venne dinanzi, sì lo presentò. Novellino. – Poichè tu non vogli dimorare meco, si ti farò grazia .... S’io fossi ben certo di avere vittoria, sì non combatterei. Novellino. – Mentr’ei parlava e Sordello a sè il trasse. Dante. – Poichè tu così mi prometti, e io la ti (te la) mostrerò. Boccaccio.

§ 5. Proposizioni subordinate ellittiche. Fra le proposizioni subordinate alcune possono farsi ellittiche, lasciando sottintendere il verbo che accompagna il predicato nominale, quando sia chiaro dal contesto. Tali sono le causali che cominciano da perchè, le concessive da benchè, sebbene, quantunque, ecc., le modali da come, non che, le condizionali da se, purchè ecc. (Vedi P. I, cap. XXI, § 9 in fine). Del che si daranno esempi parlando delle singole proposizioni.


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