Giovedì 12 aprile 2001    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

CAPITOLO X

Uso dei pronomi dimostrativi indeterminati.

(Gramm., Parte II, cap. XIV)

§ 1. Uno pronome, designa una persona o cosa per mezzo della sua singolarità, considerandola cioè come separata dalle altre della medesima specie. Non si deve confondere con uno in senso prettamente numerale (vedi qui addietro, cap. V).

§ 2. Uno come aggettivo. Adoperato come aggettivo davanti a un sostantivo o ad altra parola facente le veci di sostantivo, si confonde coll’articolo indeterminato (vedi più oltre).

Si eccettua il caso, assai frequente, in cui uno aggettivamente usato equivalga a un certo, un tale, significando manifestamente cosa che non si conosce. Avvenne ch’egli si trovò un giorno (cioè un certo giorno) desinando davanti a lui. Boccaccio. Noi leggevamo un giorno per diletto. Dante. – Un (cioè un certo, un tale) Niccolò di Lorenzo cacciò i Senatori di Roma. Machiavelli.

Si eccettua pure il, caso che un stia per un solo. Ed ella per mangiar non ha un boccone. Gozzi. Amore e ’l cor gentil sono una cosa. Dante.

§ 3. Uno come sostantivo. Adoperato come sostantivo il pronome uno accenna a cosa o persona in relazione ad altre cose o persone dette avanti: Aver bisogno di un ajuto forte e perpetuo, e riceverne uno fievole e parco. Segneri. E un di loro incominciò ecc. Dante;

od accenna a persona determinata dalle parole seguenti (aggettivi, pronomi relativi). I’ mi son un che quando Amore spira, noto. Dante. – Fuggir così dinanzi ad un ch’al passo, Passava Stige. Dante;

o accenna a persona in modo affatto indeterminato nel senso di alcuno, chicchessia. Sono alla sedia sua perle attaccate Che sbigottiscon un solo a vedere. Berni. – Dirà qui forse uno: a che fine si debbe dare il mandato libero? Segni.

Quest’ultimo uso, non raro negli scrittori, è frequentissimo nel parlar familiare, dicendosi p. es. quando uno vuole, può tutto: dove non v’è rimedio, uno deve rassegnarsi. Gli antichi usavano nel medesimo senso uom (franc. on) che in poesia può permettersi anch’oggi – Il sonno è veramente qual uom dice Fratello della morte. Petrarca. (Vedi più oltre I verbi impersonali).

§ 4. Uno per ciascuno. Uno vale ciascuno nella locuzione per uno. I Romani eserciti niuno altro guernimento portavano che un poco di farina per uno con alquanto lardo. Boccaccio. È frequentissimo nella lingua parlata.

§ 5. Una con ellissi del sostantivo. Ad una di gen. femminile si sottintende, in certe locuzioni con ne, un sostantivo astratto, come azione, bravura, notizia, storia o sim. P. es. Ti so ben dir io me n’ha fatt’una. Bracciolini. – O ne ha fatta una, o qualcheduno la vuol fare a lui. Manzoni. – Un giorno, per raccontarne una, andava stuzzicando uno di que’ commensali. Manzoni.

Tutt’uno neutralmente usato vale tutta una cosa.

§ 6. Altro specifica una cosa od una persona, in quanto essa è diversa da altra persona o cosa. Include quindi un senso di secondarietà, una relazione di due cose, o complessi di cose, fra di loro.

È di sua natura aggettivo e, perchè si adoperi in senso pronominale, cioè indicativo, ha bisogno degli articoli il, un, o di un pronome da cui sia retto, o di un numerale cardinale. Di qui le locuzioni l’altro; noi, voi altri (vedi addietro, cap. VI, § 15); questo, quell’altro; tal altro; tant’altro; un altro, qualche altro; cert’altro; alcun altro; ogni altro, tutt’altro; molt’altro; che altro; due altri, cento altri ecc. ecc.

§ 7. Anche scompagnato dal sostantivo può riferirsi a cosa ed a persona. E di sotto da quel trasse due chiavi: L’una era d’oro e l’altra era d’argento. Dante. – L’altro è il figliuol d’Amilcare. Petrarca.

Si contrappongono spesso in senso distributivo l’uno, l’altro; gli uni, gli altri; alcuni, altri. Alcuni spinti a forza resistevano invano.... altri camminavano in silenzio. Manzoni. – Altri percotevansi il petto, altri si svellevano i crini. Segneri.

§ 8. L’uno e l’altro in senso collettivo. Collettivamente si usa l’uno e l’altro, gli uni e gli altri sì di persone, come di cose. Scaldava il Sol già l’uno e l’altro corno Del Tauro. Petrarca. – Tanto l’età l’uno e l’altro da quello ch’esser soleano gli aveva trasformati. Boccaccio. – Io diedi parola e all’uno e all’altro. Gozzi. – l’una l’altra cosa è in potestà mia. Leopardi.

§ 9. In senso reciproco. In senso reciproco si usa l’uno, l’altro; gli uni, gli altri, senza preposizione dopo verbi transitivi, e colle preposizioni dopo verbi intransitivi o riflessivi ecc. Queste famiglie combatterono molti anni insieme, senza cacciare l’una l’altra. Machiavelli. – Nella città di Pistoia fu già una bellissima donna, la qual due Fiorentini, senza saper l’un dell’altro, sommamente amavano. Boccaccio. – Vedi quanti spiriti riempion questa riva e come si calcano l’un l’altro. Gozzi.

Quando l’uno e l’altro sostantivati, in senso collettivo, si riferiscono a cose o persone di genere diverso, si flettono ciascuno secondo il genere stesso: l’uno e l’altra, gli uni e le altre. In senso reciproco si dice sempre l’uno l’altro, l’uno dell’altro, gli uni gli altri ecc.

§ 10. Altro in senso neutro. Altro senza articolo prende senso di altra cosa. Veggendo che altro esser non poteva, s’ingegnò di darsene pace. Boccaccio. – Questa è altro che una buccia di porro. Firenzuola.

Modi avverbiali: altro! si usa nel linguaggio familiare per risposta affermativa, ma con acrescimento di forza; p. es., vi siete divertito? altro! Tutt’altro vale per negativa: vi è piaciuta? tutt’altro: per altro, congiunzione avversativa: senz’altro, in senso di subito, di fatto ecc.

§ 11. Altri usato principalmente nelle scritture (perchè nel parlar fatinigliare si dica più comunemente un altro) si riferisce sempre a persona. Me degno a ciò, nè io nè altri crede. Dante. – Nè voi nè altri con ragione mi potrà più dire che io non l’abbia veduta. Boccaccio. – Sentendo la reina che ad altri non restava a dir che a lei... cominciò. Bocaccio. Convien che alcuno prieghi, alcun minacci, altri condanni, altri ne mandi assolto (assoluto). Ariosto.

Nello stile elevato si usa talvolta altri per il semplice alcuno personale. Non mai la vita, ove cagione onesta Del comun pro la chieda, altri risparmi. Tasso.

Altri.... altri in senso distributivo: Così di quella squadra ormai disfatta Altri cade, altri fugge, altri s’appiatta. Ariosto. – Un simile esempio è qui sopra.

§ 12. Altrui vale di altri in senso possessivo, e si usa come aggettivo e come sostantivo. Più l’altrui fallo che ’l mio mal mi duole. Petrarca. – L’iniquità non si fonda soltanto sulle sue forze, ma anche sulla credulità e sullo spavento altrui. – Manzoni. – Si dispose di gettarsi alla strada e voler logorare dell’altrui. Boccaccio. Si usa anche per ad altri. A te soavemente i lumi chiuse Il gallo che li suole aprire altrui. Parini. – Tutti coloro che fanno torto altrui sono rei ecc. Manzoni.

§ 13. Qualche sempre aggettivo e singolare, nè mai scompagnato dal suo sostantivo, designa una cosa in modo affatto indeterminato, escludendo ogni limite o particolarità, quasi come qualunque sia, pur che sia ecc.; p. es. dammi qualche libro; ho bisogno di qualche ajuto – Per fare che il mondo non dorma in eterno,.... io voglio che noi proviamo qualche modo di risvegliarlo. Leopardi.

Un qualche, una qualche ha senso anche più indeterminato. La facezia allora solo è tollerabile, quando del suo velo ricuopre una qualche verità, che altrimenti esposta offenderebbe o nojerebbe. Tommaseo.

§ 14. Talora prende il senso, un po’ più determinato, di pochi, specialmente riferito a uno spazio di tempo: Partirò fra qualche giorno. Ho scritto qualche verso anch’io – Date retta a me, disse dopo qualche momento Agnese. Manzoni.

§ 15. Qualche cosa e qualcosa. La forma neutra di qualche è qualche cosa o, in voce composta, qualcosa; usitatissima questa nel parlar familiare, e non rara neanche negli scrittori. Nello stile umile possono adoperarsi anche i diminutivi qualche cosetta, cosina, cosuccia, cosellina ovvero qualcosetta ecc. Lasciami un poco ritornare a me (in me): io penserò a qualcosa. Machiavelli. – Renzo camminava con una smania addosso di far qualcosa di strano e di terribile. Manzoni. – Ho qualcosina a casa. Manzoni.

Qualche cosa o piuttosto qualcosa si usa talora anche come avverbio nel senso di un poco. La vista spazia per prospetti più o meno estesi, ma ricchi sempre e sempre qualcosa nuovi. Manzoni.

§ 16. Certo, pronome, designa una cosa come particolare nel suo genere, ma più indeterminatamente che tale. Aggettivamente usato si riferisce a cosa come a persona, e nel singolare suole seguire a un, una. Per una sua certa natural timidezza, si risolve piuttosto a patire che a mostrarsi importuno. Caro. Si danno alle volte negli uomini certi temperamenti, certe complessioni, certe abitudini di corpo, che non s’intendono. Targioni. – Andava per li campi certe erbe cogliendo. Boccaccio.

§ 17. Sostantivamente si usa soltanto il plur. certi, certe riferito a cose dette avanti, o assolutamente ma m senso personale. Per lo più si sostituisce con alcuni, alcune. De’ suoi frutti certi son dolci e certi acetosi. Crescenzio. – Poi che nel viso a certi gli occhi porsi. Dante. – Certi (uomini) gli ornamenti con appetito ardentissimo desiderano. Boccaccio.

Senso neutro: un certo che. Apportassero loro un certo che di maestà e di riverenza. Borghini.

§ 18. Alcuno, e qualcuno (o qualcheduno) differiscono da uno, perchè gli aggiungono l’idea dell’universalità: uno purchè sia, uno fra gli altri.

Alcuno è di sua natura aggettivo, benchè si usi spesso anche come sostantivo, ha meno forza e consistenza di qualcuno, e trova luogo specialmente nelle proposizioni negative. Supplisce ai plurali (che mancano) di uno e di qualche.

§ 19. Come aggettivo: Alcune leggi vecchie s’annullano, ed alcune altre se ne rinnovano. Machiavelli. – Filippo Ottonieri, del quale prendo a scrivere alcuni ragionamenti notabili. Leopardi. – Sono alcuni nemici, i quali non sono empii. Cavalca. – S’intratteneva buona parte del giorno con alcuni suoi famigliari. Leopardi. – Nel singolare si preferisce qualche. Vedi più sotto § 21, nota.

Spesso invece di alcuni, alcune, si usa il partitivo degli, dei, delle ecc. Vedi più oltre il cap. sugli articoli.

Come sostantivo, riferito a ciò che è stato detto avanti, denota tanto cosa, quanto persona. Le parole de’ profeti si trovano in tre parti, perocchè alcune appartengono alla terrena Gerusalemme, alcune alla celestiale, e alcune all’una ed all’altra. Cavalca. – Non voglio che per le raccontate cose alcuna di loro possa prender vergogna (si parla di donne). Boccaccio.

§ 20. Assolutamente usato in genere maschile, vale qualche persona. In. Persia, quando alcuno vuole onorare il sito amico, egli lo invita a casa sua. Boccaccio. – Alcuni sono, i quali più che le altre genti si credon sapere, e sanno meno. Boccaccio. – Potrebbemi qui forse dire alcuno: poi che tu lodi ecc. Vettori. – Di rado alcuna o alcune per indicare persona femminile. Nocque ad alcuna già l’esser sì bella. Petrarca.

§ 21. In proposizioni negative si usa regolarmente alcuno (singolare) e non qualche, tanto come aggettivo, quanto come sostantivo: La natura non ha posto alcun termine ai nostri mali. Leopardi. – Non perde in alcun tempo la facoltà di offenderci. Leopardi. – Era sì bello il giardino, che alcuno non vi fu che eleggesse di quello uscire. Boccaccio. – Non consiglierei alcuna, che dietro alle pedate di lei s’arrischiasse d’andare. Boccaccio.

Parlando familiarmente si usa nessuno. Vedi P. II il cap. delle proposizioni negative.

Anche nelle proposizioni non negative si può per eleganza usare alcuno invece di qualche, seguendo cosi l’uso costante del miglior secolo di nostra favella. Tanto refrigerio già mi porsero i piacevoli ragionamenti d’alcuno amico. Boccaccio. – Essi, se alcuna malinconia o gravezza di pensieri li affligge, hanno molti modi da alleggiare o da passar quello (quelle cose). Boccaccio. – In luogo di alcuna consolazione, non ti porge altro che materia di tristezza. Leopardi. Si usa spesso alcuna volta per qualche volta.

Alcunchè in senso partitivo: di cui tuttavia alcunchè nel capitolo quarto è da dirsi. A. M. Salvini.

§ 22. Qualcuno (o qualcheduno) è sempre sostantivo, e nell’uso più comune sostituisce alcuno in proposizione affermativa, e specialmente quando venga determinato dalle parole seguenti, o venga adoperato assolutamente. Colui che ve lo dice è qualcuno che mi vuol male. G. Fiorentino. – Cogliendo omai qualcun di questi rami. Petrarca. – La stessa immaginativa non può fingere alcuna tanta calamità che non si verifichi.... in qualcuno della nostra specie. Leopardi. – Chi potrà scampare da tanti lacciuoli, che non sia preso da qualcuno? Cavalca. – Oramai (quest’asino) non è buono ad altro che a farne un vaglio, e però doniamòlo a qualcheduno. Firenzuola.

Qualcheduno, benchè sinonimo di qualcuno, pare che nell’uso abbia un senso più determinato e preciso.

§ 23. Taluno sempre sostantivo, essendo composto da tale dimostrativo di qualità, ha una forza indicativa maggiore di alcuno, e per lo più si usa con una certa aria di mistero o di satira. Mi domanda talun s’io studio in Marco. Menzini. – E forse v’ha talun che, mentre ascolta, Sè d’atra invidia o di disdegno rode. Menzini.

§ 24. Ogni sempre aggettivo, ognuno sempre sostantivo, denotano una cosa o persona indeterminatamente, comprendendo in essa tutte l’altre della medesima specie. Umilmente d’ogni oltraggio passato domandò perdonanza. Boccaccio. – Era uscito della stalla e ogni cosa andava fiutando. Boccaccio.

§ 25. Ognuno può riferirsi a cosa o persona accennata avanti, od usarsi assolutamente nel maschile per ogni persona. Ognuna (delle ombre prima descritte) in giù tenea volta la faccia. Dante. – Per ognuna che ne abbiam noi (delle pene), ne avete mille voi. Gelli. Con grandissima ammirazione d’ognuno, in assai breve spazio di tempo non solamente le prime lettere apparò, ma valorosissimo .... divenne. Boccaccio.

§ 26. Ogni sempre aggettivo, si riferisce anche a cosa astratta nel senso di tutto, intero. Con ogni sollecitudine e con ogni ingegno e con ogni arte mi pare che si procaccino di cacciare dal mondo la cristiana religione. Boccaccio.

In locuzione avverbiale indica un periodo di tempo che successivamente si ripete. Fu Bonifacio ordinatore del giubileo, e provide che ogni cento anni si celebrasse. Machiavelli. – Avevan cura di rinnovarla ogni tanti giorni. Manzoni. – Diciamo sempre: confessarsi ogni otto o quindici giorni.

§ 27. Ciascuno (ciascheduno) può usarsi come aggettivo e come sostantivo. Ha senso distributivo assai più spiccato che ogni od ognuno, e, meglio che assolutamente, si adopera riferito a cose e persone già determinate e dette avanti. La reina comandò che ciascuno (di quelli che erano con lei) in fino al di seguente s’andasse a riposare. Boccaccio. – Semiramis e Bibli e Mirra ria Come ciascuna par che si vergogni! Petrarca. – I giovani, ciascuno per se, come meglio sapeva, pregava il padre ecc. Boccaccio. – Ma ciascuna per se parea ben degna Di poema chiarissimo e di storia. Petrarca. – Le quali cose tutte insieme, e ciascuna per se, gli facero stimare, costei dover essere una grande e ricca donna. Boccaccio.

Si usa con per od a in senso numerale distributivo; p. es. presero una spada per ciascuno: dandone a ciascuno una parte.

§ 28. Checchessia, qualunque sia ecc. Checchessia vale qualunque cosa sia e si adopera per lo più nella frase di concessione: checchessia di ciò ecc. Chi si voglia, qualsivoglia, differiscono da qual si sia o qualunque sia, perchè non includono solo le cose che sono ma quelle che si possono immaginare.

Invece di qualunque sia si usa spessissimo nel medesimo senso il semplice qualunque come aggettivo. Invitato ad un omicidio o a qualunque altra rea cosa, senza negarlo mai, volenterosamente v’andava. Boccaccio. O con uno: Una classe qualunque non protegge un individuo che fino ad un certo segno. Manzoni. – Tosto formata che avesse (il Buonarroti) una qualunque effigie, ne rompeva la stampa, cancellandosene l’idea di mente. Lo stesso avviene, almeno nel parlare familiare, di chiunque sia, dicendosi p. es.: Non lo sgridare: chiunque alla sua età farebbe così – Che ci vuol tanto? lo direbbe chiunque.

Invece di qual si sia può usarsi anche qual si fosse riferito però a tempo passato. (Fra Cristoforo) studiò di più il passo, per poter riportare usi avviso qual si fosse a suoi protetti. Manzoni.

§ 29. Nessuno, nissuno, niuno, veruno. I primi tre si usano tanto come aggettivi, quanto come sostantivi; il quarto, solo come aggettivo: si riferiscono a cosa o persona detta avanti o da dirsi subito dopo. Usati assolutamente significano nessuna persona. Nessuna favola fu mai più favolosa di questa. Firenzuola. – Nessun di servitù giammai si dolse Nè di morte, quant’io di libertade (libertà). Petrarca.

Nessuno, nissuno, niuno bastano anche soli a negare, purchè si premettano al verbo. Veruno richiede che il verbo sia accompagnato da parola negativa. Fareste danno a noi, senza fare a voi pro veruno. Boccaccio. In luogo di veruno si usa più spesso alcuno, ma con forza minore (§ 21). Senza essere d’alcuna cosa provveduto. Boccaccio. – Nulla e niente, forme neutre per dire nessuna cosa, veruna cosa, alcuna cosa, si adoprano senza notevole differenza. Può dirsi però che nulla è più debole di niente, come si vede anche dalla frase niente affatto, piuttostochè nulla affatto.

§ 30. Niuno ecc. per alcuno ecc. In proposizioni interrogative o temporali o comparative, si adoprano talora i pronomi di negazione, invece degl’indeterminati affermativi (qualche, alcuno). Buffalmacco gli si fece incontro e salutandolo il dimandb s’egli si sentisse niente, cioè, alcun male o qualche male. Boccaccio. – Più mesi durò avanti che di ciò ninna (alcuna) persona s’accorgesse. Boccaccio. – L’uomo ha maggior copia di vita e maggior sentimento che niun (alcun) altro animale. Leopardi.

§ 31. Questi pronomi negativi non hanno plurale, perchè l’esclusione di uno che contengono, è esclusione di tutti. Però deve avvertirsi che nell’uso toscano non è raro l’udire nessuni, nessune, e che anche negli scrittori, specialmente antichi, se ne ha qualche traccia Eccone due esempi di moderni, riportati dal Moise. Non ve lo meritate nessuni di quanti siete. Giusti. – Contro nessune pagine si indirizzano i feroci assalti, quanto contro il libro santissimo dello Bibbia. Mauro Ricci.

Nel parlar vivo ai adopera più spesso punti, punte p. es. non ho punti denari, delle camicie non ne ho punte, e in sing. non ho punta voglia di studiare.


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