Giovedì 12 aprile 2001    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

CAPITOLO XI

Dei pronomi quantitativi puri.

(Gramm., P. II, cap. XV)

§ 1. Natura di questi pronomi. Questi pronomi son detti quantitativi puri, perchè esprimono una quantità indeterminata, assolutamente considerata, cioè senza alcuna relazione con altra quantità: quindi la differenza fra tanto o quanto, e molto; poichè nei primi due la quantità è relativa; nel terzo è assoluta, benchè indeterminata.

Si usano come aggettivi e come sostantivi, riferiti a cose o persone poco avanti espresse. Usati assolutamente nel plurale maschile indicano persone: nel singolare maschile assumono anche significato neutro, ovvero prendono la forza di avverbii.

Partecipano della proprietà dei numeri cardinali, di avere forza indicativa senza bisogno d’articolo. Tutto però richiede che il nome, a cui si unisce, sia preceduto immediatamente dagli articoli.

Esprimendo quantità, assumono alcuni fra essi senso partitivo, costruendosi colla prep. di.

Vediamo partitamente queste loro proprietà.

§ 2. Poco. Come aggettivo: una parte (della provincia) diventa per i pochi abitatori diserta, un’altra per i troppi povera. Machiavelli. – In poche lellere si contiene. Boccaccio.

Come sostantivo, usato assolutamente nel plurale maschile: Per Ser Ciappelletto era conosciuto per tutto, laddove pochi per Ser Ciapperello il conoscevano. Boccaccio. – Seguite i pochi e non la volgar gente. Dante.

Senso neutro: Ben gioco è di fortuna audace e stolto Por contra il poco e incerto il certo e il molto. Tasso. – Mi contentava di stentare con quel po’ ch’io aveva onestamente. Davanzati.

In senso partitivo: p. es. datemi un poco, un po’ di pane. Si dice anche un pochetto, un pocolino, un pochino.

Avverbialmente: S’ io meritai di voi assai o poro. Dante. Quand’ella un po’ sorride, Ella distrugge tutti i miei pensieri. Dante.

Locuzioni avverbiali: da poco, di poco valore: a poco a poco, gradatamente: ad ogni poco, spessissimo: fra poco, in breve: presso a poco, quasi: per poco, quasi.

§ 3. Alquanto (proprio delle scritture, raro nel parlar vivo) indica una quantità che sta di mezzo fra il poco ed il molto. Nel plurale si adopera quasi nel senso di alcuni, ma indica anche qui un numero maggiore.

Come aggettivo: Mescola con le dette cose alquanta calcina viva. Crescenzio. – L’industria di alquanti uomini s’avvolse Per diversi paesi. Petrarca.

Come sostantivo: Alquanti che erano all’armi corsi n’uccisero. Boccaccio. – Di te gli disse e poi narrò d’alquanti Fino a Rinaldo. Tasso.

In senso neutro (un poco) con di: Con alquanto di buon vino il riconfortò. Boccaccio. I Romani avevano ripreso alquanto d’autorità. Machiavelli.

Avverbialmente; nel senso di un poco: Da ch’ebber ragionato insieme alquanto, Volsersi a me. Dante.

§ 4. Parecchi (solamente plurale) indica in origine più d’una cosa, quindi si usa nel senso di un numero ristretto sì assolutamente, ma relativamente non piccolo.

Come aggettivo: Di parecchi anni mi mentì lo scritto. Dante. – Durò per ispazio di parecchie ore. G. Villani. – Si ricordano anche parecchi suoi motti. Leopardi.

Come sostantivo: Ne avete parecchi (de’ denari). Ci sono parecchi (uomini) che non vogliono saperne.

Nell’uso toscano si dice anche parecchio e parecchia in singolare p. es. Avanza parecchia roba. Ce n’è parecchio.

§ 5. Molto indica una quantità grande indeterminata. In plurale una quantità collettiva, cioè, un numero di cose o persone simili.

Come aggettivo: Fece un bel vivaio, e quello di molto pesce riempiè. Boccaccio. – Della tua salvezza Molta è la speme (speranza). Niccolini. – In molte cose attenenti alla natura degli uomini si discostava dai giudizii comuni della moltitudine. Leopardi.

Usato assolutamente indica persone: Molti sarebber lieti che son tristi. Dante.

In senso neutro con di: Pensando che molto di male potrebbe seguire, pensò di palesarsi. Boccaccio.

Avverbialmente: Pervennero in un vallone molto profondo. Boccaccio.

Nell’uso fiorentino si premette quasi sempre a molto la prep. di; p. es. ha perduto i capelli e ne aveva di molti. L’è di molto brutta. Parte con di molti fagotti.

§ 6. Assai è di sua natura avverbio, ma si adopera anche come pronome, in un senso un po’ più ristretto di molto.

Come aggettivo: Assai volte già ne potete aver veduti. Boccaccio. – Di nuovo e d’ogni tempo assai terre e città si edificavano. Machiavelli. – È rimasta senza padre, e la madre giovane, e con poco o niente; tantochè la fanciulla non vi sta bene, e sono assai (cioè, in buon numero). S. Caterina de’ Ricci.

Come sostantivo: Assai n’erano che nella strada pubblica.... finivano. Boccaccio.

In senso neutro: Entrati in ragionamenti della valle ecc., assai di bene e di lode ne dissero. Boccaccio. – Centra il poco e l’assai.

§ 7. Più e meno sono di lor natura avverbii comparativi, ma si adoperano anche come pronomi:

nel senso di maggiore o minore: Queste parole porsero alcuna speranza a Mitridanes di potere con più consiglio e con più salvezza dare effetto al suo perverso intendimenio. Boccaccio. – Dimandd alcuno in che maniera e con meno impedimento a Dio si potesse servire. Boccaccio:

nel senso di in maggior o minor numero o quantità. Il mio fratello maggiore avea più libertà di me, più danari, più carezze dai genitori. Alfieri. Meno sono i teologi che i canonisti. Segneri.

I più, i meno (riferiti a uomini). Che i più tirano i meno è verità, Posto che sia ne’ più senno e virtù. Giusti.

In senso neutro: il più, il meno.

Più si adopera spesso aggettivamente in senso di parecchi. E vedere in un tempio più persone. Dante. – A Roma si va per più strade. Manzoni.

§ 8. Troppo indica una quantità eccessiva.

Come aggettivo: Troppi denari hai spesi. Boccaccio. – Sento di troppo ardir nascer paura. Petrarca.

Come sostantivo, in senso neutro e con di: Si farebbe grandissimo giovamento se di ciascheduno autore si traesse il troppo e il vano. Davanzati. – Ogni troppo è troppo. Gelli. – Ne potrebbe troppo di mal seguire. Boccaccio.

Avverbialmente: A cader va chi troppo sale. Petrarca. Spesso si usa col comparativo, con maggior forza che molto: È troppo più capace l’ingegno umano, di quel che lo vogliono alcuni. Tommaseo.

Locuzione avverbiale esclamativa: pur troppo! Pur troppo felice, se io te solo non avessi mai conosciuto! Bembo.

§ 9. Tutto nel singolare indica una totalità intera: nel plurale una totalità collettiva, ma differente da ogni, perchè esprime direttamente l’insieme di più cose; p. es. Tutti gli uomini tendono alla felicità, differisce da ogni uomo tende alla felicità (cioè ognuno degli uomini).

Come aggettivo, non prende mai l’articolo, ma richiede che lo abbia il nome, quando sia di tal natura da doverlo avere: Mettendo in opera tutta la sua pratica, tutta la sua pazienza, tutta la sua destrezza, gli riuscì di fare il conto con Renzo. Manzoni. – Non è dubbio che tutto l’esercito del duca poteva esser rotto. Gelli. – Quando anche tutti i sassolini fossero neri.... vorrebbero potercene aggiungere. Leopardi.

Come sostantivo, pur senza articolo, in numero plurale: Tutti sopra la verde erba si posero in cerchio a sedere. Boccaccio. Da compassione vinte (le damigelle) tutte piangevano. Assolutamente usato, nel maschile vale tutti gli uomini; p. es. Tutti amano il bene, ma pochi lo seguitano.

In senso neutro: Quel savio gentil che tutto seppe. Dante. – Uno finisce troppo le parti a una a una, e poi nel tutto e nell’insieme è infelice. Prose Fiorentine. – Certamente è una buona cosa sì nel tutto come nelle sue parti. Filicaja. – Spesso si premette ai pronomi dimostrativi questo, quello, ciò: tutto questo, tutto ciò.

§ 10. Avverbialmente usato, prende il senso di affatto, interamente, ma si accorda in genere e numero col nome o pronome. Il famiglio trovò la gentil giovine tutta timida star nascosa. Boccaccio. – La donna, udendo costui parlare, tutta stordì. Boccaccio. Talora si premette anche ad un sostantivo; p. es. quest’insalata è tutta sale: quest’uomo è tutto dolcezza; l’aria è tutta fuoco; quasi a dire è interamente sale ecc. (Vedi addietro cap. II, § 9).

§ 11. Tutto quanto. Tutto si rafforza spesso col pronome quanto. Un sol minuzzolo fa fermentare tutta quanta la massa. Tommaseo. – Col viso ritornai per tutte quante Le sette spere. Dante. – Tutti quanti perirono. Boccaccio.

§ 12. Locuzioni avverbiali più notabili. Tutti e due, tutti e tre, ecc. (vedi addietro cap. V, § 5). E tutto nelle frasi del parlar familiare: p. es. presi la materassa colla coperta e tutto. La spada col fodero e tutto. (Gli antichi dicevano con tutto ecc.) Per li capelli presolo (un uomo attaccato a una cassa) con tutta la cassa il tirò in terra. Boccaccio). Del tutto, affatto. Contuttociò, nondimeno. Per tutto o Da per tutto, in ogni luogo; e molte altre.

§ 13. Pronomi di quantità con ellissi del sostantivo. Poco, molto, troppo, come pure tanto e quanto, lasciano spesso sottintendere i sostantivi tempo o prezzo. P. es.: Fra poco egli arriverà, Ti diede poco o molto? Ce n’ha ancora per di molto. Mi hai fatto aspettar troppo. Mi hai dato troppo. Fino a quanto dovrò aver pazienza? Quanto vuoi di cotesto libro? Ogni tanto ha bisogno di levarsi in piedi. Va’ pure, ma non istar tanto.

Alcuni di questi pronomi usati nel femminile plurale lasciano talora sottintendere un nome che viene spiegato dal contesto. Se ne son dette tante e tante (sottint. parole, impertinenze). Manzoni. – Io ci tornerò e darottene tante (delle busse), che io ti farò tristo per tutto il tempo che tu ci viverai. Boccaccio. – Cosi diciamo quante se ne sono dette! ovvero: quante ne ha sballate quest’oggi! cioè, menzogne o vanterie. Ne fa di tutte; sottint. birbonate, infamie. Le sa tutte; sottint. le astuzie, le arti o sim. Tu non la sai tutta, cioè la notizia, la novella o sim.

[Nell’originale manca il paragrafo 14 Red.]

§ 15. Aggettivi in senso di pronomi quantitativi. Si usano varii e diversi in senso di parecchi, alcuni. I fanti tedeschi delusi da varie promesse .... gridando danari, si ammutinarono. Guicciardini. – Da diversi fu cominciata a vagheggiare. Boccaccio.


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