Lunedì 22 gennaio 2001    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

CAPITOLO VIII

Uso dei pronomi dimostrativi.
Dimostrativi determinati locali.

(Gramm., P. II, cap. XIII)

§ 1. Natura di questi pronomi. I dimostrativi determinati locali di cosa (eccettuato ciò) sono di lor natura aggettivi, ma si adoprano spesso come sostantivi riferiti ad un sostantivo di cosa; p. es. non voglio questo libro, ma quello. Non mi piace quella vita; ma questa ecc. ecc.

§ 2. Pronomi dimostrativi di cosa riferiti a persona. I pronomi di cosa sostantivati si possono peraltro riferire anche a persona, nei seguenti casi:

quando piuttosto che un individuo o più individui in particolare, vogliamo esprimere la qualità o la condizione, o l’ufficio loro semplicemente. – Non si prevalga della familiarità e della confidenza dell’amico a soppiantarlo .... non porti invidia ai vantaggi da quello. Leopardi. – Essendo sottentrati al carro della madre, sacerdotessa di Giunone, e condottala al tempio, quella supplicò la dea che rimunerasse la pietà de’ figliuoli. Leopardi. – Si mise a sedere pregando la donna che facesse presto. Questa in un momento ebbe messo in tavola. Manzoni. – Lodovico mirava piuttosto a scansare i colpi e a disarmare il nemico, che ad ucciderlo; ma questo voleva la morte di lui ad ogni costo: e poco appresso: Cristoforo vedendo il suo padrone nell’estremo pericolo, andò col pugnale addosso al signore. Questo, ridotta tutta la sua ira contro di lui, lo passò colla spada. Manzoni;

quando il pronome sia spiegato e dichiarato per la prima volta dalle parole seguenti (relativi, aggettivi, locuzioni avverbiali). Partiti da cotesti che son morti. Dante. – Le mie notti fa triste e i giorni oscuri Quella che n’ha portato i pensier miei. Petrarca. – Nacquero diverse paure ed immaginazioni in quelli che rimanevano vivi. Boccaccio. – Quelli di Padova e i più potenti si rimasero ad abitare le paludi ch’erano intorno a Rivo Alto. Machiavelli. – Questa è coleich’è tanto posta in croce. Dante;

quando il pronome determinato si riferisca ad un altro pronome personale indeterminato come alcuno, qualcuno ecc. – Quando ella fosse presso d’alcuno, tanta onestà venia nel cuore di quello, ch’egli non ardiva di levar gli occhi. Dante.

§ 3. In verso si godrà anche libertà maggiore, seguendo l’esempio di tutti i migliori poeti. – Si getta a piè del Conte e quello adora. Ariosto. – Ciò che già inteso avea di Ganimede Ch’al ciel fu assunto dal paterno impero Dubita assai che non accada a quello (Ruggiero poco prima nominato) Non men gentil di Ganimede e bello. Ariosto.

§ 4. Questo e quello masch. e femm. si usano per indicare varie persone indeterminatamente; p. es. Veniva questo e quello e gli diceva ecc. Berni. – Pur di far motto a questa ed a quell’altra, e di zufolare ora ad una, ora a un’altra nelle orecchie. Boccaccio.

§ 5. Ellissi del nome dopo i dimostrativi. I pronomi dimostrativi di cosa sostantivati lasciano spesso sottintendere accanto a sè un sostantivo pur di cosa; p. es. Questa è grossaSentite questa (sottint. cosa). Manzoni. – Noi ti perdoniamo questa, siccome ad ebbro (cioè questa cosa o questa colpa). Boccaccio. – Io farò di quelle a te, che tu fai a me (sottint. azioni). Boccaccio. – Se io campo di questa ecc. (cioè, di questa malattia, disgrazia o sim.). Boccaccio.

§ 6. In questa, in quella (sottint. ora), modi avverbiali. Qual è quel toro che si slaccia in quella Ch’ ha ricevuto già il colpo mortale. Dante. – In questa arrivò Renzo. Manzoni. – In quella che il Tremacoldo stendeva la mano .... il cavallo aguzzò le orecchie. Grossi. – Si usa anche in questo, sottint. tempo, punto, momento. – In questo la fante di lei sopravvenne. Boccaccio.

In quel di con un nome di città; sottint. territorio, distretto o sim. – Questo (trifoglio) si trova oggi copioso nell’Elba, e in quel di Pielrasanta. Ricettario fiorentino. – Aveva un uccellatore in quel di Prato, presa una quaglia. Firenzuola.

§ 7. Dimostrativi di cosa in senso neutro. I pronomi dimostrativi di cosa, al pari degli aggettivi, pigliano nel maschile singolare senso neutro; che si può rendere con questa, quella, cotesta cosa o queste ecc. cose o col pronome ciò. – In udir questo non bisognò più avanti. Bartoli. – La strada dell’iniquità è larga, ma questo non vuol dire che sia comoda. Manzoni. – Io ti dico che di cotesto non è da farsi punto di maraviglia. Salviati. – Se voi conosceste quello che conosco io per esperienza, giammai non restereste d’amarlo (il beato Colombini). Belcari. – Gran miracolo che tu non abbi fatto quello che non hai potuto. Leopardi.

§ 8. Frasi avverbiali co’ pronomi dimostrativi: per questo che, con tutto questo, recare alcuno a questo che ecc. – Distribuivan pane a quelli che s’eran cominciati a affollare davanti alle botteghe, con questo (cioè a patto) che se n’andassero. Manzoni. – Veggovi dar dentro in quei libri a tutt’uomo: non per questo vi dimenticate degli amici vostri. Caro.

§ 9. Dimostrativi locali di persona. Fra i dimostrativi locali personali, questi e quegli (quei, que’) di numero singolare non si adoperano fuorchè come soggetti di una proposizione. – In queste carte si difende Dante. Questi è un poeta alto e profondo. Gozzi. – Questi che avanti cavalca è un giovinetto nostro parente. Boccaccio. – Quegli è libero da paura e da speranza. Boccaccio. – E quei che del suo sangue non fu avaro. Petrarca.

In verso quei e que’ si possono usare anche come oggetti e dopo preposizioni. Che non soccorri quei che t’amò tanto? Dante. – E disse cose Incredibili a quei che fia (sarà) presente. Dante.

Colui, costui, colei, costei, coloro, costoro, si usano in qualunque posizione; p. es. colui che dice, parlo a costei, si partì da costoro ecc. ecc.

§ 10. Dimostrativi locali dopo come. I dimostrativi sì di persona e sì di cosa dopo come (o siccome) prendono il significato personale di uno il quale, una la quale ecc. – Sovra tal fondamento posò Dante, come colui che di tali scritture peritissimo era, la sua invenzione. Gozzi. – Io sono più che certo dell’amor vostro verso di me, come quegli che ne ho veduti assai segni. Caro. – La donna, siccome quella che era d’alto ingegno, s’ebbe pensato che modo tener dovesse. Boccaccio.

§ 11. Relazioni dei dimostrativi locali colle tre persone. Distinguemmo i pronomi locali in tre classi secondo le tre persone grammaticali (vedi Gramm., P. II. cap. XIII, § 3 e 4). Quando si parla direttamente a qualcuno, bisogna porre bene avvertenza nell’uso di questi pronomi, usando cioè:

questi, questo, questa ecc. per indicare persona o cosa appartenente o vicina a chi parla (persona prima);

costui, costei, cotesto, cotesta ecc. per indicare persona o cosa appartenente o vicina alla persona; cui si volge il discorso (persona seconda);

quegli, colui, colei, quello, quella ecc. per indicare persona o cosa che non appartiene nè a chi parla nè a chi si parla, ma ad altra cosa o persona (persona terza).

Questi, che mai da me non fia diviso La bocca mi baciò. Dante. – Il mondo è fatto così leggiero, che questo mantello che porto per custodirmi dalla neve, mi pesa più. Leopardi. – Io gli farei toccare una buona picchiata di questa clava. Leopardi.

Questi fur con costui gl’inganni miei. (È Amore che parlando colla Ragione indica il Petrarca che si trovava presso di lei). Petrarca. – Beatissimi voi Che offriste il petto alle nemiche lancie Per amor di costei che al Sol vi diede (cioè della Grecia patria di coloro, a cui parla). Leopardi. – Innanzi che cotesto ladroncello che v’è costi dallato, vada altrove. Boccaccio. – Lascia cotesto pensiero. Leopardi. – Piano chè cotesta vostra distribuzione non è la giusta. Segneri.

Quegli che usurpa in terra il loco mio .... Fatto ha del cimiterio mio cloaca. Dante. – Non son colui, non son colui che credi. Dante. – Colei che gl’intelletti apre e sublima. Monti. – Io son colei che ti diè tanta guerra. Petrarca. – Che sarebbe la Chiesa, se codesto vostro linguaggio fosse quello di tutti i vostri confratelli? Manzoni. – Quella gentildonna tra le sue compagne mi piace. Castelvetro. – Quell’altro è Demofonte e quella è Fille. Quell’è Giason, e quell’altra è Medea. Petrarca.

§ 12. Costui ecc. riferito alla prima persona. Mancando nella prima persona il pronome personale femminile singolare, ne fa le veci quello di seconda persona (costei); p. es. ecco qui costei, che sempre si duole. Così parimente, mancando una forma speciale di prima persona per esprimer l’oggetto singolare maschile, ne fa le veci il pronome di seconda persona; p. es. ho qui costui, che ecc. – Quand’io vidi costui nel gran diserto ecc. Dante.

§ 13. Per meglio e più sensibilmente determinare la diversità locale de’ tre pronomi si possono far seguire ad essi gli avverbii corrispondenti: qui, qua, quaggiù, quassù per la prima persona; costi, costà, costaggiù, costassù per la seconda; , la, colà, lassù, laggiù ecc. per la terza: questo qui, codesto costi; quello là, lassù. Vedi il capitolo dove si tratta degli Avverbii.

§ 14. Avvertenza sull’uso di quegli, colui. Il dimostrativo personale di terza persona (quegli, colui) non si suole usare che quando la persona debba esser posta molto in rilievo, e specialmente davanti ad una proposizione relativa (vedi qui sopra, § 11 in fine e confronta il § 18). In altri casi si preferisce o il pronome di seconda persona, o più spesso il pronome personale puro corrispondente. La buona femmina il fece volentieri: e costui (non quegli o colui) rendetele quelle grazie, le quali poteva maggiori del beneficio da lei (non da colei) ricevuto, recatosi suo sacco in collo, da lei (e non da colei) si partì. Boccaccio.

In verso adoprasi talora lui, lei, loro, anche davanti a relativo, nel senso di colui, colei, coloro. Morte biasmate, anzi laudate lui Che lega e scioglie. Petrarca. – Ma perchè lei che dì e notte fa Non gli avea tratto ancora la conocchia. Dante. – Fra lor che il terzo cerchio serra. Petrarca.

§ 15. Questo o quello invece di cotesto ecc. Quando la cosa che si trova presso la seconda persona si vuol risguardare in sè stessa senza porre in rilievo la persona medesima, può qualificarsi anche co’ pronomi dimostrativi di prima o di terza persona. Qual negligenza, quale stare è questo? (parla Catone alle anime che si erano fermate, invece di correre al Purgatorio). Dante. – O Fiammetta, che maniera è questa? Boccaccio. – Buona femmina, se’ assai sollecita a questo tuo dimandare (dove il pronome tuo determina di per sè solo il senso del dimostrativo). Boccaccio. – Lascia a me queste lacrime, Carino (cioè queste lacrime che io vedo e di cui mi duole). Guarini. – Calandrino, che viso è quello? e’ par che tu sia morto (dove Nello, mostrando maraviglia della pallidezza di Calandrino, risguarda il viso come separato dalla persona). Boccaccio. – Puzzerebbe anzi di affettazione l’adoprare sempre il cotesto tutte le volte che una cosa è vicina alla seconda persona.

§ 16. Questo e quello riferiti al tempo. Questo pronome di cosa si riferisce anche a cosa presente o risguardata come presente: quello a cosa passata o futura e lontana di tempo da noi. Mio padre si è contentato di darmi la permissione che questa quaresima io possa andare a Roma a pigliare il giubbileo. Redi. – Essendo stato quell’anno sterilissimo, gli mancavano le vettovaglie. Guicciardini.

Talora questo si riferisce a cosa molto desiderata o temuta dal nostro pensiero, e che però ci sta sempre presente. Veramente gli uomini sono delle femmine capo .... ma come possiamo noi aver questi uomini? Boccaccio. Così diciamo con impazienza: oh questo medico quando verrà egli?

§ 17. Questo e cotesto riferiti a ciò che precede o segue. Per indicare una cosa od un concetto accennato nel discorso poco prima o poco appresso, si può usare tanto questo, quanto cotesto, quando risguardiamo tal cosa come vicina al nostro pensiero, colla differenza che cotesto la separa un po’ più da noi, e la mette quindi in maggior rilievo; del che per altro non è possibile assegnare una regola certa e determinata. Non può essere che l’uomo dabbene non s’adiri co’ malvagi. In cotesto modo (si potea dire anche questo) quanto ciascuno sarà migliore, tanto più sarà iracondo. Serdonati. – Oh, fec’egli cotesto? Fecelo, . Oh sciagurata a me! oh questo è appunto quello che racconcia ogni cosa (la prima volta la cosa, di cui si parla, è guardata più da lontano, poi si avvicina di più al pensiero). Gelli. – Ah, cristiani, e non è cotesta una pazzia solennissima, far tanto conto d’un uomo che è come voi? (qui cotesta indica la pazzia come collocata negli uditori: se si fosse detto questa, si sarebbe risguardata rispetto all’oratore che parla). Segneri. – A un giovane d’indole e di ardore incredibile ai buoni studii e di espettazione maravigliosa .... prese un giorno a parlare in questa sentenza (qui non si poteva usare altro che questa, riferendosi a cosa che vien dopo). Leopardi. – Innanzi a quel tempo niuno per verità intende, che e quale sia propriamente il perfetto scrivere. Ma non intendendo questo, non può nè anche avere la debita ammirazione agli scrittori sommi (poteva anche dirsi cotesto). Leopardi.

§ 18. Avvertenza sull’uso di quello ecc. Quello si adopera specialmente, quando la cosa, di cui si parla, è determinata dalle parole immediatamente seguenti (un relativo, un aggettivo, una locuzione avverbiale). Ella non se ne accorge, per quello ch’io vegga. Boccaccio. – Se quello che promesso m’avete o in un modo o in un altro non segue, state sicura che la mia vita fea (sarà) breve. Boccaccio. – Mi muove orrore quel modo di favellare che tenne il profeta Osea. Segneri. – Avendo disfatto lo Stato de’ pochi e non volendo rifare quel del Principe, si volsero allo Stato popolare. Machiavelli.

§ 19. Si adopera anche per indicare più chiaramente e con maggiore evidenza una cosa detta avanti, specialmente quando sia alquanto lontana, o mischiata con altri accessorii, con cui potrebbe confondersi. Pietro, al qual pareva del ronzino avere una compagnia e un sostegno delle sue fatiche, forte sbigottì, e immaginossi di non dover mai di quella selva potere uscire (sarebbe stato poco chiaro questa). Boccaccio. – Si vide innanzi un grandissimo fuoco, perchè, come fatto fu il dì chiaro, non senza paura della quercia disceso, verso là si dirizzò, e tanto andò che a quello pervenne. Boccaccio.

§ 20. Questo e quello ecc. in opposizione. Questo e quello, questi e quegli stanno in opposizione fra loro per indicare due cose o persone dette poco avanti, la, seconda con questo, la prima con quello, sì nel sing. come nel plur. Non volle Giano far esperienza di questi popolari favori, nè commettere la vita sua ai. magistrati, perchè temeva la malignità di questi e la instabilità di quelli. Machiavelli. – Dall’una parte mi trae l’amore e dall’altra mi trae grandissimo sdegno. Quegli vuole ch’io ti perdoni, e questi vuole che contro a mia natura in te incrudelisca. Boccaccio.

Di altri pronomi dimostrativi che possono far le veci di questo, cotesto, quello, questi, quelli, riferiti a cosa detta o da dirsi, vedi il capitolo seguente.

§ 21. Altri usi del pronome quello. Quello si usa ancora:

chiamando una persona con un nome comune, anzichè col proprio. Voi siete molto altera, quella giovane. Firenzuola. – Con tutto quel garbo che seppe, gli disse: quel signore! Manzoni:

dopo essere, parere e simili verbi nel senso di quel medesimo, quella medesima; p. es. tu non sei più quello: non mi sembrava quella. – Ecco poi langue e non par quella. Tasso:

invece dell’articolo lo, la, per segnare una cosa con maggior forza. Ov’è ’l gran Mitridate, quell’eterno Nemico de’ Romani? Petrarca. – Avevano quelli occhi scerpellini, sicchè e’ vedevano poco o niente. Firenzuola.

§ 22. Forme enclitiche dei dimostrativi. Anche i pronomi dimostrativi hanno le loro forme congiuntive uguali a quelle dei pronomi personali puri di terza persona; cioè lo od il, la, gli, li, le; oltre le enclitiche avverbiali ci, vi, ne. Ed anche qui tali forme si adoprano, quando la cosa deve notarsi meno del verbo, a cui è congiunta. Giove mi manda e vuole ch’io ti saluti da sua parte, e in caso che tu fossi stracco di cotesto peso, che io me lo addossi per qualche ora .... Se non fosse che Giove mi sforza di stare qui fermo e tenere questa pallottola sulla schiena, io me la porrei sotto l’ascella o in tasca .... Io stetti con grandissimo sospetto che (il mondo) fosse morto e pensava .... l’epitaffio che gli dovessi porre. – Guarda di non lasciarla cadere (la palla) che non se le aggiungessero altri bernoccoli o qualche parte se le ammaccasse. – Hai paura che se tu non li chiami per nome (i giorni), che non vengano? – Le loro proprie vicende le chiamavano rivoluzioni del mondo. Leopardi. – Non che alcuna donna quando fatta fu (questa legge) ci prestasse consentimento (cioè a quella). Boccaccio. – Essendo Pisa terra d’impero, pareva non appartenesse ad altri che a Cesare la cognizione delle ragioni di quelli che vi pretendevano (cioè a Pisa). Guicciardini. – Per lo più quelli che vanno dicendo a sè che la virtù è un nome vano, non ne sono veramente persuasi (cioè, di questo). Manzoni.

Maggiori particolarità sull’uso di ci e vi saranno date nel capitolo degli avverbii.

§ 23. Forme proclitiche. La e gli aferesi di ella, egli, possono riferirsi anche a cosa. Egli durò a bere tutta una notte quanto la fu lunga. Casa. – La mattina in sull’alba vi si raunano (in un giardino) di molte schiere d’uccelli, altri a cibarsi ed altri a cantare; perciocchè gli è coperto, ombroso e da tre fontane rigato (vedi addietro cap. VI, § 13).

§ 24. Uso di la in senso indeterminato. La si usa spessissimo riferito ad un sostantivo indeterminato che si lascia sottintendere dal contesto, come cosa, azione ecc. Vorrei che la fosse toccata a voi, com’è toccata a me (cioè la paura o la disgrazia). Manzoni.

§ 25. Frasi ellittiche con la. Quindi nascono gran numero di frasi ellittiche in senso metaforico formate da un verbo costruito con questo la. Eccone alcune:

accoccarla ad alcuno, cioè fargli un brutto tiro;

allacciarsela, cioè, presumere di sè in q. cosa;

attaccarla con alcuno, prender lite ecc.;

averla con alcuno, odiare alc.;

battersela, andarsene;

bersela, credere una cosa falsa od assurda;

capirla, intender ragione;

cavarsela bene o male, uscire di qualche impiccio ecc.;

cederla ad alc., cedere;

darla vinta ad alc., dichiararsi vinto;

darla a gambe, fuggire da un pericolo;

darla ad intendere ad alc., ingannare alcuno;

dirla schietta, parlar chiaro;

dirsela con alcuno, aver simpatia con alcuno;

farla ad alcuno, imbrogliare alcuno;

farla da padrone, usare modi di padrone;

rifarsela con alcuno, vendicarsi con chi non ci ha colpa;

finirla, farla finita, prendere una risoluzione estrema;

godersela, darsi bel tempo, pigliar piacere;

intendersela con alcuno, averci confidenza e simpatia;

lasciarla passare, aver pazienza;

legarsela al dito, serbar rancore;

menarla buona ad alcuno, tollerare una ingiuria,

(Iddio ce la mandi buona, che la cosa vada bene);

pagarla (me la pagherà), farla pagare ad alc., vendicarsi di alcuno;

passarsela o passarla (spesso con bene o male), menar la vita, star bene o male;

pensarla bene, meditare su qualche cosa da farsi;

pigliarla o pigliarsela con alcuno, andare in colera con alcuno;

risparmiarla ad alcuno, non fargli un male che si aspettava; p. es. Questa volta me l’ha risparmiata;

saperla lunga, esser molto pratico, accorto;

scamparla, sfuggire da un pericolo;

sentirla bene o male, accogliere qualche nuova con soddisfazione o con dispiacere;

sonarla ad alcuno, fargli un tiro, ovvero, dirgli una verità amara;

spuntarla, ottener un intento molto contrastato;

succiarsela, prender con pazienza qualche ingiuria;

tagliarla corta, dissimulare o far le viste di non intendere;

vederla (nella frase la vedremo), cioè, far la prova di un avversario;

vincerla, vincere un ostacolo; volerla con alcuno, andare in collera con alcuno.

Alcuni esempii: I traditori l’accoccherebbero al lor padre. Lasca. – Quando tu senti un altro che ti lodi, Non fare il grande e non te l’allacciare. Berni. – Color l’han visto ed ei se l’è battuta. Buonarroti – Somigliando a questa volta un prudente, fece visto di bersela. Firenzuola. – Egli è pur molto meglio il farla ad altri, che lo aspettar ch’altri la faccia a te. Giambullari. – Ella se l’è legata al dito, E l’ha presa co’ denti e se n’affanna (l’ha presa co’ denti, cioè si è messa con tutto lo studio all’opera della vendetta). Lippi. – Noi ce la dobbiamo qui passare con rivolger per l’animo gli anni eterni. Segneri. – Il giorno seguente, nel quale non si prese l’acqua, se la passò ragionevolmente bene. Redi. – Se noi avevamo da andare più oltre, noi l’avremmo passata male. Sassetti. – Può dunque a voi mai cadere in pensiero di pigliarla contro Dio? Segneri. – Di tre agnelli i due ultimi la scamparono. Redi. – Io che son stato sempre dolce quanto i lupini giulebbati con l’acqua forte, me la sono succiata anch’io come gli altri. Salvini.

§ 26. Lo in senso neutro. Lo (di rado il) corrisponde a quello, questo, cotesto usati in senso neutro (vedi più indietro § 7) o a ciò (vedi più sotto § 27). Si adopera in due modi:

come oggetto. Se questo ancora volete ch’io mi guadagni co’ miei sudori .... io mel guadagnerò (mi guadagnerò ciò). Segneri. – Questa sera si fa la scritta ed io lo so di buon luogo. Firenzuola. – Perchè viviamo noi? .... Che so io di cotesto? Meglio lo saprete voi che siete uomini. Io per me ti giuro che non lo so. Leopardi:

come predicato nominale dopo essere e parere, tanto riferito a maschio, quanto a femmina, tanto singolare, quanto plurale. Fu generalmente d’animo quieto e tranquillo, non tanto perchè naturalmente il fosse, quanto perchè si ostinava a voler esserlo. F. Zanotti. – Vedete quanti figliuoli rimasti senza padre! Siatelo per loro. Manzoni. – Siccome tutte le carni morte, tutte l’erbe e tutti i frutti sono un nido proporzionatissimo per le mosche e per gli altri animaletti volanti, così lo sono ancora tutte le generazioni di funghi. Redi. – Quando per altro la chiarezza non lo richiegga, sarà meglio omettere questo lo, come sogliono fare i buoni scrittori, o sostituirgli il dimostrativo tale (vedi cap. seg., § 10).

§ 27. Uso del pronome ciò. Il pronome ciò ha sempre significato neutro equivalente a questo, quello, codesto senza distinzione, ed è invariabilmente di numero singolare. Il popolo di questa terra vedendo ciò, si leverà a romore. Boccaccio. – E di lagrime vivo a pianger nato, Nè di ciò duolmi. Petrarca.

È raro nel parlar familiare, ma frequentissimo negli scrittori. Essendo indeterminato, è anche più comprensivo de’ suoi corrispondenti, e quindi si usa specialmente quando si voglia abbracciare tutto insieme un concetto complesso, poco avanti enunciato, e più sovente davanti al relativo che: ciò che = quello che. P. es.. .... Fa’ ciò che ti piace. Non si usa bene riferito ad un oggetto o fatto particolare; p. es. ciò è terribile, invece di dire questa è una cosa terribile o in altro modo somigliante.

§ 28. Frasi con ciò. Con questo pronome si formano parecchie frasi avverbiali: perciò, contuttociò, ciò non ostante ecc. ecc.

Cioè = ciò è, è avverbio dichiarativo di qualche cosa detta innanzi (come vale a dire); e benchè in origine accenni a tempo presente singolare, essendo ormai divenuto avverbio, può riferirsi a qualunque tempo e numero. Egli è andato cercando ch’io faccia quello che io non volli mai fare, cioè ch’io racconti le cattività sue. Boccaccio. – Quel che non puoi avere inteso, Cioè come la morte mia fu cruda, Udirai. Dante. – Alcun di loro, cioè frate Filippo Lungo, fu toccato col carbone. Fioretti S. Francesco. – Alle cui leggi, cioè della natura, voler contrastare troppo gran forze abbisognano. Boccaccio.

Anticamente il verbo essere dopo ciò, si conjugava dicendo ciò sono, ciò era, ciò erano, ciò furono ecc. ecc.


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