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Polemiche scolastiche


La matematica al liceo classico
(Ancora su cultura classica e umanistica)

Ho meravigliosi ricordi del liceo classico. Ricordi legati ad insegnanti straordinari: un professore di latino e greco che mi ha fatto amare Orazio e Sofocle - e di questo gli sarò sempre grato. Un professore di italiano che mi ha fatto appassionare ad Ugo Foscolo - impresa che ha dello stupefacente, e che a me non è mai riuscita in vent’anni di insegnamento.

Ho invece ricordi estremamente imbarazzanti della matematica. Lunghi anni a risolvere astruse espressioni con a e b e x e y che scalavano lunghi segni di frazione e si nascondevano dentro parentesi tonde quadre graffe ... Niente di più, in sostanza, di un’estensione delle quattro operazioni, con le lettere invece che dei numeri. Qualche rara illuminazione di terre ignote: come la scoperta che possono esistere numeri immaginari (ma che si conta mai con i numeri immaginari?)

La botta l’ultimo anno. Per motivi a me ancora misteriosi, ho dovuto passare mesi a studiare nei dettagli logaritmi e trigonometria, cioè, in sostanza, due pure e semplici tecniche di calcolo. Ma per calcolare che cosa? Me lo sono chiesto a lungo. Sono poi arrivato alla conclusione che probabilmente quel programma era pensato in funzione delle uniche due professioni nelle quali un Vero Uomo ha bisogno di fare conti un po’ più complicati del semplice Dare ed Avere: il Capitano di Marina, e l’Ufficiale di Artiglieria. Ma non ci giurerei.

Mi è rimasta la curiosità di sapere che cos’è la vera matematica. Ho leggiucchiato qua e là, ma non ho mai concluso molto - così come non sono mai riuscito a suonare in modo decente il violino: sono cose che o si imparano quando è il momento, o non si imparano mai più.

Credo che questa mia esperienza sia simile a quella di tanti ex allievi di liceo classico.

Quello che mi stupisce, è che molti se ne vantano.

2 Ottobre 1997

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