Domenica 4 novembre 2001    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

CAPITOLO XVIII

Uso dell’imperativo e del condizionale.

(Gramm., cap. XIX, § 12 e cap. XX, § 7 in fine).

§ 1. L’imperativo esprime direttamente la volontà che una cosa avvenga o si faccia. È quindi il modo del comando, del consiglio, della preghiera. Di sua natura avrebbe solamente le seconda persona tanto singolare, quanto plurale; per la prima plurale e per la terza persona sing. e plur. adopera il congiuntivo. I quattro verbi avere, essere, sapere, volere, mancano eziandio della seconda plurale, e la prendono pure dal congiuntivo dicendo abbiate, siate, sappiate, vogliate. Spesso crediate (da credere) si usa per credete.

§ 2. Il pronome personale di forma soggettiva si tace coll’imperativo: prendi, va, guardate (non prendi tu, o tu prendi), salvo il caso, assai frequente, che il pronome si debba far rilevare per contrapporlo ad altri soggetti espressi o sottintesi; p. es. parlate voi (cioè, invece di altri; ovvero, dopo che hanno parlato gli altri o sim.). – Vedrai quando saranno Più presso a noi, e tu allor li prega (pregali) (tu sta in corrispondenza di essi che saranno più presso). Dante. – Dimandal tu ancora Di quel che credi che a me soddisfaccia Ch’io non potrei. (Qui fu si oppone all’io seguente). Dante. – Quel benedett’uomo del signor Curato m’ha impastocchiato certe ragioni che non ho potuto ben capire; spiegatemi voi meglio, perchè non può o non vuole maritarci. Manzoni. – Si deve poi esprimere il pronome ogni volta che il soggetto sia determinato da altre parole. Lasciate ogni speranza voi ch’entrate. Dante. – Vedi addietro, capitolo VI, § 11

§ 3. Imperativo negativo. Se il comando è negativo, invece della seconda persona singolare si adopera l’infinito preceduto dalla negazione (forse per la ragione che allora la forma dell’imperativo potrebbe confondersi con quella simile dell’indicativo); p. es. non dire di no, non partire, non ti lodare, non temere. – Dante, perchè Virgilio se ne vada, Non pianger anche, non pianger ancora. Dante. – Lasciaci dormire, se ti piace, .... e non ci dare questa seccaggine stanotte. Boccaccio.

Qualche volta in verso può far buon giuoco l’uscire da questa regola, come fece l’Alfieri, che disse Del re non temi (non temere) e il Niccolini Non gli credi: e il Parini: Non per questo però sdegna o signora, Il vezzoso giornal .... e non isdegna La piccola guaina: Se ne trovano molti esempi antichi, specialmente coll’imperativo di essere. Mai non sii tristo, se a te medesimo vuoi vivere utilmente. Dalle Celle.

§ 4. Imperativo negativo circoscritto. Talvolta l’imperativo negativo si circoscrive col verbo volere (al modo latino). Vincete voi medesimo, nè vogliate con si fatta macchia ciò che gloriosamente acquistato avete, guastare. Boccaccio.

Con questo mezzo si possono usare a modo di comando anche que’ verbi che ripugnano di lor natura all’imperativo, come parere. Non voler parere maggiore che tu non sei. Dalle Celle.

§ 5. Imperativo futuro. Quando la cosa che si comanda non deve essere eseguita sull’istante, ma fra qualche tempo o, abitualmente per l’avvenire, si sostituisce all’imperativo il futuro semplice dell’indicativo. Prenderai quel cuor di cinghiale e fa che tu ne facci una vivandetta la migliore che tu sai. Boccaccio. – Tu prenderai un buon bastone, e .... dirai villania ad Egano. Boccaccio. – Così nelle leggi; p. es. Sarà proibito a chicchessia di fare stampar libri o altri scritti fuori de’ nostri stati, senza licenza de’ revisori. Alfieri.

§ 6. Imperativo passato. II passato dell’imperativo (abbi fatto, abbiate detto ecc.) si adopera per indicare che una data azione debba esser compiuta in un tempo determinato; p. es. quando io arriverò, abbi terminato di vestirti. Alle sette sii tornato dal passeggio. – Abbia sin qui sue dure e perigliose Avversità sofferto il campo amato, E contra lui con armi ed arti ascose Siasi l’inferno e siasi il mondo armato. Or cominci novello ordin di cose (È Iddio che parla de’ Crociati). Tasso.

§ 7. Imperativo circoscritto. Talora anche l’imperativo affermativo si circoscrive col verbo fare e volere: Fa che tu mi abbracci. Dante. – Fa’, fa’ che le ginocchia cali. Dante. – Vo’ che m’insegni .... Vo’ che sappi .... Non vo’ che tu favelli. Dante.

§ 8. Imperativo rinforzato. L’imperativo si suole rafforzare con alcuno de’ seguenti modi avverbiali: orsù, via, or via, una volta, dunque. Orsù, giovani, assaltiamo virilmente e con allegra fronte questi dormiglioni Firenzuola. – Or via, mettiti avanti, io ti verrò appresso. Boccaccio. – Michele, via, mangiate per l’amor di Dio. Grossi. – Mangiate una volta. Manzoni. – Muti una volta quel suo antico stile. Petrarca. – Va dunque, disse la donna e chiamalo. Boccaccio.

Si rinforza pure col verbo andare; p. es. Va’ e fa’ la tal cosa. – Oh va! fidati di certe paroline melate. Fagiuoli. – Ora va’ adesso e di’ che non hai cagion di temere il divino giudizio. Segneri. – Va’, tienti oggimai tu di non fare ciò ch’e’ vuole. Boccaccio. – Va’ va’ e servi. Grazzini. – Ma per lo più ha senso ironico.

Dicesi anche andiamo nel significato di su, via, per far fretta ad alcuno. Andiamo, facciam presto, non vi è tempo da perdere. Crusca.

§ 9. Imperativo temperato. Se ne attenua invece la forza con questi altri modi: un poco o un po’, pure, di grazia o in grazia, se ti piace, se ti contenti e sim. Raccontatemelo un poco. Manzoni. – Udite un po’ me. G. Gozzi. – Dica pur chi vuole. Gelli. – Seguita tu, di grazia, che avevi cominciato la novella. Firenzuola. – Lasciaci dormire, se ti piace. Boccaccio.

§ 10. Ellissi dell’imperativo. Con su, via, or via ed altre interiezioni l’imperativo talora si sottintende, per meglio esprimere la prontezza con cui vogliamo che un comando sia eseguito. Su a dare la vita per Cristo. S. Caterina. – Dunque su a combattere, carissimo figliuolo. S. Caterina. – Via costì con gli altri cani (sottint. va). Dante. – Via ladri, via poltroni, via col diavolo. Ariosto.

§ 11. L’infinito per l’imperativo. Talora, specialmente nelle ammonizioni, si usa a mo’ d’imperativo un infinito, sottintendendo bisogna, si deve o sim. Quando si senton certe proposizioni, girar la testa e dire: vengo, come se qualcheduno chiamasse da un’altra parte. Manzoni. – Dunque che stiate di buon animo, e perdonare a chi v’ha fatto del male, e esser contenta che Dio gli abbia usata misericordia, anzi pregare per lui. Manzoni,

§ 12. Il condizionale afferma una cosa in modo condizionato. La condizione poi può essere espressa (condizionale relativo), e in questo caso abbiamo una doppia proposizione (vedi la Parte II, Delle proposizioni condizionali), ovvero può, come spesso accade, esser taciuta (condizionale assoluto), e di questo secondo caso dobbiamo parlare qui. Il condizionale ha due tempi, il presente e il passato, che servono a distinguere l’atto dall’effetto di un’azione: farei (di cosa non avvenuta); avrei fatto (di cosa già avvenuta).

§ 13. Il condizionale esprime di sua natura dubbio, incertezza, possibilità, al contrario di quella sicurezza e risolutezza che esprime l’uso corrispondente dell’indicativo; e perciò talora ha meno forza e talora anche più dell’indicativo stesso, come mostreranno gli esempi. La gente che per li sepolcri giace Potrebbesi veder? (Dante fa a Virgilio la domanda con certa timidezza). Dante. – Dimandal tu ancora .... Ch’io non potrei (cioè, in nissun caso mi è possibile). Dante. Io non vi potrei mai divisare .... quanti siano i dolci suoni l’infiniti strumenti .... nè vi potrei dir quanta sia la cera che vi s’arde a queste cene. Boccaccio. – Non vorrei che V. S. credesse che io facessi un gran bere di caffè. Redi. – Chi avrebbe creduto (poteva credere) che le cose potessero arrivare a questo segno? Manzoni.

§ 14. Si usa spesso nelle preghiere e nelle interrogazioni per mostrare più sommissione d’animo. Io saprei volontieri da te quale delle tre leggi tu reputi la verace, o la giudaica, o la saracina o la cristiana? Boccaccio. – Vorrei un servizio da voi. Manzoni. – Avreste per avventura alcun creditore, a cui vi convenisse di soddisfare? Avreste niente d’altrui che doveste rendere? Segneri. – Siccome mi preme di saperne il vero (di un tale affare) .... pregherei voi ad informarmi di tutto, acciò possa regolarmi. Giusti.

§ 15. Il condizionale si usa dai moderni anche per indicare un fatto semplicemente come un’opinione o un detto altrui, senza asserirne la certezza; p. es. Secondo le nostre informazioni, il governo di Berlino avrebbe dichiarato la guerra alla Francia. – Ci vien detto che fra una settimana il re partirebbe per un viaggio fuori d’Italia.

In generale nelle proposizioni dipendenti da un tempo passato dell’indicativo, il condizionale corrisponde al futuro indicativo delle proposizioni principali; p. es. disse che partirebbe o sarebbe partito. Ma di ciò parleremo a suo luogo nella Parte II.


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