2 Gennaio 1998    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

Storia della lingua italiana

Da dove vengono le antiche forme verbali: l’imperfetto avea, il futuro fia?

Dal Serianni, cap. XI n. 72:

Forme arcaiche dell’imperfetto indicativo della seconda e terza coniugazione.
Le desinenze originarie ... non presentavano la labiodentale, in continuazione di forme già latino-volgari (*HABEAM, *BIBEAM in luogo di HABEBAM, BIBEBAM); i tipi temeva e sentiva - diffusisi già in epoca antica sul modello della prima coniugazione dove il v era stabile (amava) - si sono imposti definitivamente solo in età moderna, dal momento che ancora nella prosa ottocentesca era molto diffuso l’imperfetto in -ea, -ia....».

Quanto alla finale in -a della prima persona singolare (io amava) era la continuazione della desinenza in -abam -ebam del latino; la forma in -o è stata introdotta in tempi recenti per analogia con la prima persona dell’indicativo presente.

E da dove viene il futuro semplice fia?

questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi baciò tutto tremante...

Viene da fio - fieri, «diventare», che in latino serve anche come passivo di facio. La radice latina fi- fu- si trova anche in altri tempi della coniugazione di sum esse, e passa in italiano (fui, fosse, futuro); è una antica radice indoeuropea, che si ritrova nel greco phyo, physis, nell’inglese e tedesco to be, ich bin (con rotazione germanica) ecc.

Ricordo brevemente che il futuro italiano non è la continuazione del futuro latino (ero, amabo ecc.) ma nasce da una forma perifrastica amare + habeo -> amer-ò;. Evidentemente la forma esse(re) + habeo -> sar-ò ha faticato ad imporsi, e per un certo tempo è stata supplita da una forma di fio. D’altra parte anche in tedesco il futuro si forma con werden («diventare») + infinito.


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