7 Febbraio 1998    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

Questioni di grammatica italiana

Ne pleonastico

Tempo fa, quando il gruppo si chiamava it.discussioni.linguaitaliana, io avevo mandato il seguente messaggio:

« ... cinque mesi fa ricevetti dal ministro dell’Istruzione, Luigi Berlinguer, una lettera che mi invitava a far parte d’una commissione per la riforma della scuola insieme ad una quarantina di altre egregie persone DELLE QUALI NE conoscevo quattro o cinque, altrettante ne avevo sentite nominare e il resto mi era completamente ignoto».
(E. Scalfari, La Repubblica, giovedì 15 maggio 1997)
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L’uso di un pronome personale atono che riprende un termine già presente nella frase (QUESTA TORTA L ’ ho mangiata) è normale nella lingua italiana, che in genere ama il pleonasmo. Tuttavia io non approvo la ripresa, con la particella NE, di un nome o pronome preceduto da DI; e quando trovo questo costrutto in autori meno illustri del dott. Scalfari, lo noto con un segnino rosso.

Faccio bene o faccio male?

Molti intervenuti avevano concordato con me, ma fummo tutti ripresi dall’irreprensibile Paola Comelli:

Siete proprio tutti con il pollice verso?

Leggo il mio Satta: Un po’ perché c’è l’intento rafforzativo, un po’ perché è anticipato, il ne pleonastico è permesso: quando è pura e semplice ripetizione del complemento già espresso è errore, salvo il caso del partitivo : «Di questo libro ne è uscita già la terza edizione»
E al proposito cita Manzoni: «... un pan tondo, bianchissimo, di quelli che Renzo non era solito mangiarne che nelle solennità».
Satta assolverebbe Scalfari, insomma.

Io personalmente avverto un po’ di fastidio nel dettato di Scalfari: personalmente avrei scritto «egregie persone di cui conoscevo solo quattro o cinque nominativi». Tuttavia non mi sento di affermare con sicurezza che quell’uso è da censurare. Forse tu, Maurizio, potresti segnare solo una piccola onda rossa, quasi impercettibile: tranne poi lasciarti smentire dai tuoi stessi alunni pronti a brandire, oltre che l’articolo di Scalfari, anche numerosi brani di autori moderni e non.

Io in realtà continuo ad evitare il ne pleonastico; ma adesso so che – anche in questo – la lingua italiana è molto più elastica di quanto usualmente si pensi.


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