scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

6. Kandinsky

Ieri, ultimo giorno di prove orali, la Commissione d’esame presso l’Istituto Sperimentale La Madonna di Tasmania cambia nuovamente composizione per esaminare l’unica candidata dell’indirizzo pedagogico.

La ragazza entra e annuncia che presenterà una tesina di storia dell’arte e pedagogia sull’uso del colore nell’astrattismo e nel disegno dei bambini. Improvvisamente mi rendo conto che, in questa Commissione, non c’è nessun Commissario di storia dell’arte (c’era nell’indirizzo scientifico).

Assumo quindi la posa del Presidente onnisciente, e faccio finta di sapere perfettamente di che cosa si tratta, mentre la candidata comincia a parlare di Candìnschi Uòssli.

Anzi, mentre enuncia il titolo della tesina, mi sembra di capire «Candìnschi e Uòssli».

Mi sento mancare. Più o meno so chi sia Kandinsky, ma di questo Uòssli non ho mai sentito parlare. Chi sarà mai?

Provo a sbirciare sul testo che la ragazza ha di fronte a sé, e mentre lei continua a parlare ora di «Candìnschi Uòssli», ora di «Uòssli Candìnschi», intravvedo un «W. Kandinsky».

«Scusi, forse lei vuol dire Vassìli Candìnschi?».

«E... sì...»

«Ma Kandinsky era inglese?»

«No... era... russo...»

«E allora perché lo chiama Uòssli?»

Panico. Per sdrammatizzare la situazione cerco di metterla sullo scherzo. «Già, se fosse inglese dovremmo chiamarlo Candàinschi...»

«Sì... Candàinschi...»

Mi rendo conto di aver combinato un bel guaio. La candidata è completamente nel pallone. «Ma no, chiamiamolo Candìnschi. Continui pure la sua esposizione».

La ragazza si riprende, ricomincia a parlare, ma ogni volta che deve pronunciare il nome del pittore esita e mi guarda di storto.

Il resto dell’esame procede senza incidenti. Ma quando la poveretta esce sento che dice alle compagne: «Che figura! Io ho sempre creduto che si dicesse Candìnschi, invece si chiama Candàinschi

Continua  >

12 Luglio 2001

Torna all’indice ^