18 Dicembre 1999    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

Mi mancano le parole

Questo file non è un file

File secondo i dizionari della lingua inglese significa: «documento d’archivio». Non ha importanza che si tratti di un malloppetto di fogli di carta stretti dentro un classificatore chiuso con due fettuccine di tela, oppure di una serie di numerini magnetizzati su un disco. Gli Americani non hanno mai pensato che fosse necessario inventare due termini distinti, dato che il contesto è sempre sufficiente a distinguere le due cose; e in ogni caso, quel che conta è che si tratta di informazioni messe da parte.

Quando in italiano diciamo file, usiamo una parola che non corrisponde al temine inglese, in quanto ci riferiamo esclusivamente ai dati archiviati da un calcolatore; la differenza è la stessa di quella che passa tra quadrupede e cavallo.

Scan in inglese significa parecchie cose: «scandire» ad alta voce le sillabe di una parola o di un verso, «esaminare» un disco per trovare errori o virus, «scorrere rapidamente» un testo per trovare l’informazione che ci serve, «scannerizzare» (scusate, devo riprendere fiato) un’immagine con un’apposita apparecchiatura ottica... Gli Americani non si sono mai curati di trovare quattro verbi diversi per indicare queste quattro azioni che, pur diversissime, hanno per loro una fortissima analogia. Se noi in italiano usiamo il terzo vocabolo che ho citato (non ho la forza di ripeterlo) non solo offendiamo la nostra lingua, ma usiamo un termine che non corrisponde all’idea espressa dal verbo inglese scan; esattamente come «soffriggere» non è «cucinare».

Quando un Americano dice di avere un mouse («topolino») sulla scrivania, non ha paura che la moglie si metta a correre per casa alla ricerca del gatto; usa una metafora scherzosa, di immediata comprensione, per indicare un piccolo dispositivo che, per la sua forma, ricorda appunto il simpatico animalino. Perché inventare una parola diversa? Una va bene per tutti e due. Anzi: è più divertente ed espressiva.

E potremmo proseguire, osservando che il «mozzo della ruota» (hub) non ha mai sentito il bisogno di darsi un nuovo titolo nobiliare per distinguersi da quel calcolatore che all’interno di una rete, svolge una funzione che, metaforicamente, può essere appunto definita come quella di un «mozzo» attorno al quale ruotano altre cose.

Eccetera eccetera.


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