NO TAV, una questione di leadership

Non conosco i capi del movimento NO TAV, conosco solo alcune dichiarazioni che ho letto sui giornali e di cui non posso verificare l’autenticità.

“Sarà una manifestazione a volto scoperto — aveva preannunciato uno dei leader del Movimento No Tav, Alberto Perino —, senza maschere antigas, senza caschi, una manifestazione tranquilla e pacifica”. “Dobbiamo dimostrare che siamo noi che scegliamo il tipo di manifestazione e di confronto che vogliamo fare, non possono essere gli altri a dettare i tempi al movimento — ha aggiunto Perino — non ci avvicineremo alle reti, perché non ci interessano, ci siamo già avvicinati giovedì scorso, oggi no, un’altra occasione ci sarà”.
(Adncronos 30/7/2011)

«Siamo noi a scrivere il copione delle nostre manifestazioni — spiega alla fine della giornata Alberto Perino, uno dei leader dei NO TAV — e non la Digos, il Pd, Maroni e Ferrentino». Quattro ore prima, Francesco Richetto, del comitato lotta popolare di Bussoleno, all’avvio della marcia da Giaglione, urlava nel microfono: «Siamo noi che decidiamo quando vogliamo tirare giù le reti o fare una marcia pacifica».
(La Stampa 31/7/2011)

Se queste dichiarazioni sono vere, il significato è questo: legnate o non legnate, petardi o fiori, lo decidiamo noi volta per volta. Ci prendiamo la libertà di fare di giorno una marcia pacifica, e di notte un assalto con raggi laser e proiettili di metallo. Una volta un bel corteo con famigliole e bambini lontani dal cantiere, poche ore dopo un’azione di sfondamento delle recinzioni. Lo “scegliamo” noi, a seconda dell’“occasione”.

Quelli che parlano così (non so se effettivamente le persone citate negli articoli parlino così, né quanta parte rappresentino del movimento NO TAV) sono degli irresponsabili malati di delirio di onnipotenza. Si sono autonominati burattinai che tirano i fili delle manifestazioni, e si vantano di avere il dito sull’interruttore delle violenze.

Quelli che decido di seguire questi tizi devono avere ben chiaro qual è il ruolo a cui sono destinati: carne da cannone, da buttare allo sbaraglio con elmetto e maschera antigas, oppure intrattenere con canzoncine e slogan, a seconda dell’“occasione” decisa dal Capo.

Ma naturalmente queste sono tutte invenzioni dei giornali, le parole dei capi del movimento NO TAV sono state mal interpretate.

5 commenti su “NO TAV, una questione di leadership”

  1. Non so se sono invenzioni della stampa. Può anche essere, non mi stupirei più di tanto. La stampa ha negli anni dato prova di poter anche “franintendere”. E può anche essere che i “capi” del movimento No Tav non siano i capi migliori che si possano desiderare.

    Detto questo il movimento No Tav fortunatamente non si riduce ai capi, è formato da una fetta consistente della società civile che vive in valle, ed è fondamentalemente non violento. La stessa cosa non si può dire dei supposti difensori dell’ordine pubblico, che non risparmiano nemmeno l’uso di lacrimogeni vietati.
    E nemmeno di saccheggare le tende degli accampati, introducendo escrementi umani e altre simpatiche attenzioni non proprio di bon ton.
    Queste invece forse sono invenzioni del movimento, chissà. Io non c’ero e, come lei, leggo qua e là cercando di farmi un’opinione, per quanto parziale e incompleta, sull’argomento. Certo è che giudicare il movimento solo dagli ultimi avvenimenti quando ha una storia di diversi anni è quantomeno riduttivo. Ma in fondo è quello che mediaticamente conta: aver portato un movimento, a mio modo di vedere, scientificamente ad inciampare in episodi condannabili per poi usarli per delegittimarlo in toto. È senz’altro una strategia che funziona per “il grande pubblico”, speravo però che non avesse così vasta influenza anche tra chi normalemente ha atteggiamenti più riflessivi e ponderati.

    Purtroppo, però, come sempre quando si parla di questioni complesse e di proporzioni considerevoli, è difficile avere un dialogo con chi la pensa diversamente, perché si ignorano, da entrambe le parti, le ragioni portate da chi sta sulla posizione opposta, esaltando quelle della propria. Compreso me.

    Buone cose

    davide

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  2. Curioso: sul Web esiste la massima libertà di parola, ma è la prima volta che sento parlare di un obbligo di risposta.

    Comunque anche questa tua opinione è lecita, come tutte.

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  3. Nessun obbligo, ci mancherebbe.. ma ammettera(i ?) che la curiosità è lecita.

    (Com’è difficile la vita sul web… si dà del tu o del lei? Probabilmente dipende dagli ambiti, chissà.)

    Davide

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