Proviamo a cambiare discorso

Vorrei provare a parlare della palude in cui siamo caduti, senza parlare di tette culi e televisione.

Un tema assai caldo del dibattito politico (quando in Italia c’era un dibattito politico) era quello fiscale.

Ora, a proposito delle tasse, tutti dovrebbero conoscere alcune massime auree, che sono considerate tali da quando il mondo è diventato moderno.

Una di queste dice che si deve tassare la ricchezza prodotta, non la produzione di ricchezza.

Tra l’altro, è una di quelle massime che da sempre sono alla base del pensiero economico liberale.

Tassare la ricchezza prodotta vuol dire, nell’ordine, tassare i redditi, i consumi, ed i beni che non siano capitali per produrre altri beni.

Poiché il nostro paese ha con il liberalismo lo stesso rapporto che ho io con l’etologia dei cavallucci marini, ad un certo punto non uno, ma molti, hanno avuto una bella idea: aboliamo l’ICI.

Si è tornati a parlare della questione a proposito del federalismo, poiché in tutti i paesi civili le finanze comunali sono sostenute prevalentemente dalle tasse sulla casa. Ma non è di questo che volevo parlare.

Piuttosto, volevo dire che l’ICI è una tassa che colpisce un bene alla fine del processo produttivo. È una tassa che colpisce in modo più o meno proporzionale alla ricchezza individuale. È quindi una delle tasse più virtuose che ci siano, poiché risponde a due essenziali requisiti, di non colpire la produzione della ricchezza, e di essere abbastanza equa – più equa della maggior parte delle altre fonti di prelievo che ci sono in Italia.

Ma sappiamo bene che l’ICI è sempre stata una tassa impopolare, e che l’abolizione dell’ICI è stata una carta importante in una recente campagna elettorale.

Ora, in campagna elettorale si può dire: “abbassiamo/aboliamo le tasse!” Ma nella vita reale, finita la campagna elettorale, si sa che le tasse non si aboliscono, ma si spostano. Se viene a mancare una fonte di gettito, ci deve essere un compenso da un’altra parte.

L’abolizione dell’ICI è stata un’iniziativa rovinosa, perché ha accentuato le due gravi distorsioni del sistema fiscale italiano: di essere fondamentalmente iniquo, e di colpire le attività produttive molto più dei consumi. (E questo si può dire di tante altre cose, poiché spero sia chiaro che quello dell’ICI è solo un esempio delle tantissime trappole in cui il nostro paese ha infilato i piedi).

In Italia le tasse sono pagate dai lavoratori dipendenti, e dalle imprese. Una recente indagine del Sole 24 Ore dice che in Italia più di metà delle imprese pagano in tasse più di metà di quello che incassano.

Tutti sanno che se non si esce da questa situazione distorta non c’è verso di fare qualcosa di buono per l’economia e per tutto il resto che non funziona nel nostro paese.

Ma un partito che si presenti alle elezioni mettendo in programma la reintroduzione dell’ICI (e tante altre cose, di cui ognuno potrà fare un piccolo elenchino) non ha nessuna speranza di vincere. D’altra parte, un partito che non abbia in programma un riequilibrio sostanziale del sistema fiscale, non c’è niente da fare, vuol dire che non ha un programma. Può vincere le elezioni, può andare al governo, ma poi non sa che cosa fare. Non può governare il paese, può solo suonare il mandolino mentre il Paese sprofonda.

Ed è quello che capita in Italia, e che continuerà a capitare ancora per molto tempo a venire.

Ora, torniamo a parlare di tette e culi e televisione.

1 commento su “Proviamo a cambiare discorso”

  1. Credo che la tua sia una visione molto marxista del mondo, come quel tizio che al Lingotto ha predicato l’imposizione di una patrimoniale, quello che si deve tassare è il reddito non la proprietà.
    É vero che la casa è alla fine, di solito, della filera, ma forse ti sfugge che la pecunia per comprare una casa è già stata tassata.
    Quindi vorrei sapere perché io, che ho risparmiato lira su lira per comprare una casa, e che su quelle lire ho già pagato le tasse, devo continuare a pagare altre tasse, mentre il mio amico Beppe, che ha il mio stesso impiego ed il mio stesso stipendio, e che si va a “sponciaiare” i suoi soldi in discoteche e donnine allegre, non paga più tasse.
    Tassare pesantemente le abitazioni, come era stato fatto con l’ICI, è la cosa più iniqua che ci possa essere.

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