L’umiliazione

In questi giorni nelle scuole italiane stanno girando i rappresentanti delle Case Editrici a proporre le novità per il prossimo anno.

È da loro, non dal nostro Ministro, che siamo informati sui programmi che dovremo svolgere.

I libri di storia dei Professionali, mi hanno spiegato, sono già stati riscritti e stampati seguendo la traccia dei programmi di storia dei licei. Anzi: la traccia di una “bozza” dei programmi dei Licei.

Far la bozza dei licei, immagino, non è stato molto difficile. In questa riforma, che è una vera rivincita postuma (almeno in parte, ammettiamolo, meritata) di Giovanni Gentile, il Liceo Classico torna a brillare di una luce non più offuscata da altri indirizzi di rango inferiore. Man mano che si scende dall’empireo, le cose si fanno più fumose e vaghe. Sugli altri indirizzi liceali mi sembra che si sia arrivati ad una definizione ancora provvisoria, ma almeno approssimativamente orientativa.

Per quanto riguarda tecnici e professionali, non c’è ancora nulla di chiaro. Non dico di certo, di definitivo. Solo di chiaro.

Per gli insegnanti di lettere, come me, non è un gran problema. La storia è sempre quella, e se devo finire il programma di prima superiore con Cartesio, oppure con Carlo Magno, oppure con Giulio Cesare, me lo possono dire anche il primo giorno di scuola. Ma penso che per la maggior parte delle materie di indirizzo non sia così banale.

Se volevamo una conferma che nella nuova Riforma gli istituti tecnici e professionali sono scuolette di poco conto, centri di addestramento destinati a produrre una pletora di pseudo diplomati usa e getta, be’, eccola.

Perfino durante il fascismo, la Confindustria, appena emanata la legge Gentile, insorse, chiedendo una totale revisione degli indirizzi più importanti per lo sviluppo tecnologico e industriale che allora aveva appena preso slancio. Dopo Bottai non è più stato possibile considerare l’istruzione tecnica e professionale come un settore residuale, per quei ragazzi che tanto sono teste di legno, e teniamoli legati a banchi finché non avranno l’età per prendere in mano un cacciavite.


La mattina dell’8 Settembre 1943, quando gli Italiani seppero dalla radio che non erano più alleati dei tedeschi a far al guerra agli americani, ma alleati degli americani a far la guerra ai tedeschi, almeno il trattato era stato firmato, alcuni giorni prima, da persone responsabili. Non furono informati dal panettiere del borgo che aveva sentito parlare di una “bozza” di armistizio.

La cosa più deprimente, è che la quasi totalità del corpo insegnante sembra rassegnata ad accettare questa situazione come normale, inevitabile. Il consenso per una Riforma che esiste solo in quanto annunciata in televisione, ma che entra in vigore prima ancora di essere stata scritta (anzi: “abbozzata”), sembra totale. Portiamo sulle spalle la nostra umiliazione come la chimera di Baudelaire, con la stessa ottusa indifferenza.

1 commento su “L’umiliazione”

  1. Lei ha ragione, prof. Però scrivere – e far girare – scritti come questo rende meno pesante tutto. (Per inciso: tra i miei colleghi qualcuno sta pensando di non adottare nessun libro di testo. Potrebbe servire a qualcosa boicottare l’editoria? Mah.)

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