7 Gennaio 2001    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

Storie di parole italiane

I nomi di alcune regioni italiane

"robv" ha scritto su it.cultura.linguistica.italiano:

Come si scrive esattamente il nome di tali regioni:

  1. Emilia Romagna o
    Emilia-Romagna
  2. Friuli Venezia Giulia o
    Friuli-Venezia Giulia
    Friuli Venezia-Giulia
  3. Trentino Alto Adige o
    Trentino-Alto Adige
    Trentino Alto-Adige
  4. Valle d’Aosta
    Valle D’Aosta

Sul sito della Corte Costituzionale ho trovato il testo della Costituzione.

Art. 131

Sono costituite le seguenti Regioni:
Piemonte;
Valle d’Aosta;
Lombardia;
Trentino-Alto Adige;
Veneto;
Friuli-Venezia Giulia;
Liguria;
Emilia-Romagna;
Toscana;
Umbria;
Marche;
Lazio;
Abruzzi;
Molise;
Campania;
Puglia;
Basilicata;
Calabria;
Sicilia;
Sardegna.

Dunque il trattino indica le regioni costituite da due distinte entità territoriali, come Emilia-Romagna. Nel caso del Friuli-Venezia Giulia e del Trentino-Alto Adige, Giulia è attributo di Venezia, e Alto è attributo di Adige.


"° manilo" chiede:

mi sorge una domanda: perchè talvolta gli abruzzi e le puglie sono plurali?

Ferdinando Chiodo risponde:

L’attuazione delle regioni nello stato italiano si è realizzata solo con la Costituzione repubblicana. In precedenza il termine aveva solo valore geografico (suddivisione di un territorio avente propri caratteri storici, politici, culturali, eccetera).

Nel Regno di Napoli, e poi delle Due Sicilie, alcune regioni (in senso geografico) erano divise in unità amministrative, corrispondenti grosso modo alle nostre province, che portavano il nome della regione. Ho sottomano una carta geografica del Regno delle Due Sicilie del 1857. Il territorio della regione chiamata attualmente «Abruzzo» era diviso in tre province (?) chiamate «Abruzzo Citeriore», «Abruzzo Ulteriore I» e «Abruzzo Ulteriore II», con capoluoghi rispettivamente Chieti, Teramo e L’Aquila. Una suddivisione del genere esisteva anche «nelle Calabrie» («Calabria Citeriore», «Calabria Ulteriore I» e «Calabria Ulteriore II», con capoluoghi rispettivamente Cosenza, Reggio e Catanzaro). La regione chiamata «Puglia» nella Costituzione italiana era divisa in «Capitanata», «Terra di Bari» e «Terra d’Otranto», con capoluoghi rispettivamente Foggia, Bari e Lecce.

Ferdinando Chiodo ha poi cortesemente aggiunto le seguenti precisazioni:

IMO, il problema della denominazione delle regioni è molto importante. Ricorderai che nel 1969, quando venne attuata la norma costituzionale che istituiva le regioni a statuto ordinario, scoppiarono delle rivolte proprio negli Abruzzi e (soprattutto) nelle Calabrie. In entrambe le regioni esistevano differenze molto grandi fra la parte Citeriore e l’Ulteriore.

Se dovessimo prendere in considerazione la cultura e la geografia fisica, qualsiasi regione italiana dovrebbe essere considerata poco omogenea. A differenza delle regioni dell’Italia centro-settentrionale e insulare, tuttavia, le regioni appenniniche che appartenevano al Regno di Napoli non hanno avuto una storia unitaria. Non è mai esistito, in altri termini, un Granducato di Abruzzo o un Principato di Calabria.

Nell’Italia meridionale la feudalità venne abolita solo all’epoca di Murat, mentre durante gli ultimi sovrani borbonici prevalse una linea politica fatta di isolamento internazionale, e di immobilismo e autarchia all’interno. Sia negli Abruzzi che nelle Calabrie non esistevano strade in grado di collegare le città più importanti alle città vicine o alla stessa capitale. In Calabria, ad esempio, esisteva una sola strada, la cosiddetta «Strada delle Calabrie», che congiungeva Tiriolo (un paese di montagna non lontano da Catanzaro) a Salerno: era stata costruita in epoca napoleonica sul percorso della romana Via Popilia e corrisponde all’attuale strada statale 19.

La distinzione degli Abruzzi e delle Calabrie in Citeriore e Ulteriore è molto antica. Viene citata, ad esempio, dall’abate Pacichelli nel resoconto del suo viaggio compiuto nel 1693 nel territorio dell’allora viceregno spagnolo di Napoli (Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, Muzio-Porrino, Napoli, 1703, pag. 21) e da Galanti nel 1746 (Giuseppe Maria Galanti, Descrizione geografica e politica delle Sicilie, edizione anastatica ESI a cura di F. Assante e D. De Marco, Napoli, 1968). La provincia Ulteriore venne divisa in due (Ultra I e Ultra II), sia negli Abruzzi che nelle Calabrie, con la Restaurazione, per effetto della Legge n. 360, 1 maggio 1816.


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