18 Settembre 1997    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

Storie di parole italiane

Post Scriptum: Parole greche nell’italiano medioevale

Quanto detto riguardo ai nomi maschili in -a rimanda a una questione a cui è difficile dare una risposta:

Quale fu l’influenza della lingua greca nell’Italia del Medioevo?

Se teniamo presente il mondo della cultura ufficiale, fino al XV secolo ci fu una chiusura totale. Il Sacro Romano Impero e la Chiesa cattolica da una parte, l’Impero Bizantino e la Chiesa Ortodossa dall’altra, dovevano ignorarsi nel modo più assoluto (anche se è difficile credere che la diplomazia vaticana non mantenesse almeno qualche tenue contatto con Costantinopoli).
Ma la lingua parlata, la cultura non ufficiale non avranno avuto, in questo caso, una diversa apertura?
Sicuramente chi viaggiava per mare doveva conoscere le lingue più importanti del Mediterraneo. La marineria italiana non poteva certo seguire la grammatica dell’Università di Bologna o della Santa Inquisizione!
C’erano state le Crociate, che avevano attraversato in lungo e in largo tutto l’Oriente. In seguito a quella del 1204, Venezia addirittura dominò l’Impero Bizantino per una cinquantina d’anni.
E poi i Greci erano stati a lungo in Italia. Se il Rohlfs verso la metà di questo secolo riusciva ad individuare, dopo duemila cinquecento anni, tracce di eredità dorica nei dialetti del Mezzogiorno, quanto più grande doveva essere il ricordo della presenza bizantina nel Ravennate, in Puglia, in Sicilia!

C’è perfin da stupirsi che una presenza così vicina, nel tempo e nello spazio, abbia lasciato come unici testimoni un duca e un pilota.


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