29 - 30 Gennaio 2000    scrivimi@mauriziopistone.it    strenua nos exercet inertia    Hor.

Questioni di grammatica italiana

Condizionabile, ovvero: Le parole composte in italiano.

Luciano Setti ha scritto it.cultura.linguistica.italiano

La professoressa di italiano di mia figlia, frequenta la seconda media, correggendo un suo tema ha segnato come errori gravi so con l’accento, e qui non ci piove, e condizionabile, in quanto parola inesistente. Abbastanza perplesso sono andato a controllare su alcuni vocabolari in mio possesso.
Fatica inutile. Non c’e’.
Esiste?
Se non esiste, perche’ invece ho trovato amabile, condivisibile etc.?

[Ringrazio Mariuccia Ruta per avermi aiutato a ritrovare il messaggio originale di Luciano, che avevo perso]

Prima risposta

L’italiano – come molte altre lingue – ha delle regole per formare parole composte. Per esempio, partendo da una radice verbale, ed aggiungendo -bile, si può costruire un aggettivo che dice che si può fare quella cosa espressa dal verbo. Se posso rimestare la minestra, la minestra è rimestabile. Se a mio agio mi titillo l’ugola, l’ugola è titillabile. Sono tutte costruzioni corrette. Ma naturalmente non possiamo pretendere che i vocabolari riportino ogni possibile combinazione di parole, prefissi e suffissi. Vengono riportati soltanto vocaboli composti che hanno acquisito, attraverso un uso frequente, una loro sia pur piccola fissità o autonomia. Nel caso di amabile quest’autonomia è invero grandissima: io amo molto il vino, ma quando dico che un vino è «amabile» è un’altra cosa. Decisamente minore è invece l’autonomia di condivisibile, che significa solo: che può essere condiviso. In questo caso conta solo la frequenza dell’uso – ma ammetto che il discrìmine è soggettivo.

Condizionabile non si trova sui vocabolari? (neanche su quello di WinWord, che continua a sottolinearmelo con un’ondina rossa). A questo punto la domanda da farsi sarebbe: è proprio necessario produrre questa parola composta? Io posso mettere degli spaghetti dentro una terrina, ma eviterei di chiamare tale stoviglia un portaspaghetti – o portatagliatelle, a seconda dell’uso. Difficilmente parole di questo genere potrebbero essere definite scorrettezze grammaticali; ma l’eccesso di parole composte e inutilmente lunghe (condizionabile: sei sillabe! un quinario sdrucciolo!) può apparire un inelegante stereotipo del parlare contemporaneo.

A questo punto anch’io avrei da fare una critica a Luciano: avrebbe dovuto riportare la frase contenente l’incriminato vocabolo. Allora avremmo visto se il termine era opportuno o no; se la professoressa (ahi, le professoresse d’italiano!) ha ecceduto nel suo zelo correttorio (ammetto: l’ho inventata lì per lì) oppure ha giustamente suggerito alla ragazza la via di un’espressione più piana.

Seconda risposta

Maurizio Pistone, che sono io, ho scritto su it.cultura.linguistica.italiano:

zelo correttorio (ammetto: l’ho inventata lì per lì)

Luciano Setti mi ha risposto con una dotta citazione:

«Questa non è consuetudine correttoria della legge comune, secondo la natura della consuetudine introdotta dall’uso del popolo.» Giambattista De Luca, Il dottor volgare.
Cui il Tommaseo rispose: «Se correttorio fosse accettato, potrebbesi dire correttoriamente

Che delusione! Mai che mi riesca d’arrivare primo!

Però la questione è interessante. Se da censore posso fare censorio (c’è e si usa: fin troppo) e da possedere possessorio, allora perché da correggere e correttore non posso fare correttorio? eppure anche censoriamente e possessoriamente mi suonano così strani, che non vado neanche a controllare, tanto sono sicuro che non esistono (di questi tempi gioco molto d’azzardo).

La questione è: una lingua è l’insieme delle parole esistenti, o l’insieme delle parole possibili? Su questo non credo che ci possa essere discussione: la seconda. Dunque, tutte le parole possibili secondo determinate regole combinatorie? Ma proprio tutte tutte tutte? Senza limiti? Accidenti, no! perché se così fosse, da correttorio avremmo non solo correttoriamente, ma anche correttorizzazione e correttoriamentabilmente. Parecchio tempo fa su queste larghe bande qualcuno propose commentizzare al posto di chiosare; e mi ricordo ancora adesso lo stranguglione che me ne venne.

Però, dov’è questo limite? Nella serie: condizionecondizionarecondizionabilecondizionabilmente ecc, oppure: condizionarecondizionamentocondizionamentizzarecondizionamentizzazione..., dove interveniamo con la santissima scure – altro che la lima – ? Le regole combinatorie della lingua italiana comprendono o no anche delle norme precise per porre un limite alla composizione? Affrettiamoci a chiudere le gabbie, perché ormai posizionamento e usufruibile e ottimale e minimale e altri orrori sono scappati e girano fra la gente e nessuno ci bada. E qui mi limito ai parti mostruosi di parole italiane, e risparmio al lettore i masterizzatori e gli scannerizzatori e tutti gli altri epicefalotricorizzatori, che il diavolo se li porti.

Bella questione, non c’è che dire. Mi aspetto molti interventi di linguisti dalla profondissima dottrina. Io, che sono l’ultimo dei pedanti, posso solo affidarmi al buon gusto e al buon senso: e so benissimo che si tratta di un ben povero salvagente, perché quello che è buon gusto e buon senso per me a qualcun altro parrà cattivo gusto e scempiaggine.


Nota


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