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Lingue classiche

Perché la lettera H ha valori diversi in greco e in latino?

Il segno H nell’alfabeto greco indicava originariamente un’aspirazione iniziale, in parole come HEMERA «giorno» HEPTA «sette» (N. B. per evitare problemi uso una traslitterazione in caratteri latini). Quando i Romani adottarono le lettere greche, questo valore fu mantenuto: HABEO, HERBA, HOMO.
In seguito il dialetto ionico orientale (quello della città di Mileto, tanto per intenderci) perse l’aspirazione iniziale (psilosi, «addolcimento»). Il segno H allora venne riutilizzato per indicare il suono della e aperta lunga, per distinguerla dalla e breve (e psilón) e dalla e lunga stretta, scritta EI.
L’alfabeto ionico fu adottato ufficialmente in Atene nel 404/403 a. C. Il dialetto di Atene conservava l’aspirazione iniziale, ma questo non faceva difficoltà; chi parlava l’attico come madrelingua pronunciava correttamente le parole, inserendo il suono aspirato dove necessario.
Nei secoli successivi la pronuncia del greco cominciò a modificarsi. Nelle loro edizioni dei classici greci, i grammatici dell’età ellenistica cominciarono ad inserire dei segni per indicare le particolarità di pronuncia che andavano perdendosi: nacquero così gli accenti e gli «spiriti». Il segno H fu diviso in due parti: -| per indicare la mancanza di aspirazione, |- per indicare aspirazione. Tutti i testi classici - compreso Omero, nella cui lingua probabilmente l’aspirazione iniziale mancava già - furono adattati alla nuova ortografia.
In età bizantina l’alfabeto greco assunse la forma a noi famigliare, con le lettere minuscole e le forme attuali degli accenti e degli spiriti. Anche la pronuncia si modificò; la e lunga divenne una i lunga; di qui la lettera I dell’alfabeto cirillico.


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