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8. Appendice polemica: Abolire gli esami di Stato?

Sono state avanzate varie considerazioni in proposito, su it.istruzione.scuola e sul didaweb. Autorevoli pedagogisti, stimati didatti hanno anche presentato dichiarazioni comuni e fatto circolare documenti da sottoporre all’attenzione del Ministro.

Queste considerazioni possono essere sintetizzate in tre punti.

  1. Impossibilità di valutazione. Lo strumento dell’esame non è idoneo a valutare il risultato di cinque anni di studi.
    Questo vuol dire che dopo tre prove scritte e una prova orale di circa un’ora su parecchie materie, un gruppo di sette/nove insegnanti, per lo più con parecchi anni di esperienza, non è in grado di dire se un giovanotto di diciotto/diciannove anni sa esprimersi correttamente in lingua italiana, padroneggia decorosamente una o più lingue straniere, ha orizzonti culturali più o meno vasti, ha famigliarità con alcune discipline specifiche.

    Se l’assunto n. 1 è vero, gli insegnanti della scuola pubblica italiana sono in grande maggioranza dei perfetti imbecilli.

  2. Pressioni esterne. La normativa prevede un accertamento su tutte le materie, e i commissari sono chiamati a dare una valutazione, e a promuovere o a bocciare, esclusivamente in base alla propria esperienza professionale. Il giudizio della commissione non è sindacabile nel merito.
    Però sembra che alcuni ispettori ministeriali suggeriscano (senza avere la minima competenza o autorità in proposito) criteri di giudizio piuttosto larghi (chi li ha sentiti questi ispettori? Non è necessario sentirli; tutti sanno che è così, tutti dicono che è così).
    In caso di promozione incerta, basta che qualche membro interno pronunci le paroline magiche «ricorso al TAR» per risolvere le situazioni più drammatiche (quanti ricorsi al TAR hanno effettivamente rovesciato il risultato di un esame di Stato? Non importa, il TAR non lo vuole nessuno).

    Se l’assunto n. 2 è vero, gli insegnanti della scuola pubblica italiana sono una manica di cagasotto.

  3. La pressione dei membri interni a promuovere in ogni caso.
    I membri interni sono componenti delle commissioni esattamente come gli altri. Però si sa che sono pubblicamente considerati gli «avvocati difensori» dei candidati - e se non accettassero questo ruolo, si troverebbero come minimo le gomme tagliate. In ogni votazione, sosterranno la proposta più favorevole: la promozione in ogni caso, il voto più alto. Essendo tre su sette (o quattro su nove) ed essendo, su questo punto, uniti e determinati, basterà che trovino un solo appoggio tra gli esterni per avere la meglio in ogni deliberazione. Se questo non basta, ricorreranno ad altri mezzi. Aiuteranno i candidati a copiare nelle prove scritte (con i mezzi tradizionali, o con i più moderni telefonini). Comunicheranno in anticipo i contenuti della terza prova. Pretenderanno, in aperta violazione della normativa, che il colloquio si svolga esclusivamente sugli argomenti della tesina. Daranno in ogni caso giudizi favorevoli relativamente alle loro materie, e assorbiranno senza dar segno di disagio le più assordanti cazzate.
    E gli esterni? Gli esterni faranno finta di non vedere, perché magari l’anno dopo i rapporti saranno rovesciati, e tu copri una magagna a me che io copro una magagna a te.

    Se l’assunto n. 3 è vero, gli insegnanti della scuola pubblica italiana sono una banda di mascalzoni.

Se gli assunti n. 1, 2 e 3 sono veri, allora è opportuno abolire gli esami di Stato.

Non voglio entrare nel merito di queste considerazioni, se e quanto esse corrispondano al vero; il mio punto di vista è troppo parziale e limitato. Ma aggiungerei due considerazioni:

  1. Se tutto ciò è vero, non mi sembra che sia il caso di presentare battagliere petizioni e mobilitarsi per raccogliere firme, come se tutto ciò fosse una conquista civile. C’è da vergognarsene e stare zitti, e basta.
  2. Se tutto ciò è vero, la prossima volta che gli insegnanti della scuola pubblica italiana avanzeranno rivendicazioni di adeguato riconoscimento della loro professionalità ecc., mi aspetto che da parte del Ministero si risponda con una svagata pernacchia.
15 Agosto 2001

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