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Polemiche scolastiche

In una classe di liceo c’erano stati cinque bocciati all’esame di Stato. Un genitore, di professione psichiatra, scrisse un bell’articolo mettendo alla pubblica gogna gli insegnanti del Consiglio di Classe, accusati (ed è l’accusa più lieve) di non avere sufficiente "empatia" con i loro studenti; e di altre terribili cose.

La vicenda scolastica è di eterna attualità - il cattivo esito dei giovani negli studi sarà in ogni epoca imputato ai professori. La dottrina del "successo formativo" non è che una variante contingente. Il "portafoglio", già oggi dimenticato, era una delle tante vessazioni escogitate dai riformatori epocali dell’epoca per obbligare i docenti a non bocciare nessuno, in modo da poterli poi sbeffeggiare per aver promosso cani e porci - e ciò che più conta, che questo bel risultato fosse raggiunto al termine di un lavoro estenuante e vano come l’osservanza dei 612 comandamenti delle Legge di Maimonide.

Altre allusioni invece sono più legate alla temperie storica, più precisamente all’autunno dell’avventura berlusconiana. La faccenda di Popper e Platone deriva da alcune interviste all’allora Presidente del Senato Marcello Pera che, forte di citazioni popperiane, aveva accusato Platone, inventore (a suo dire) dell’onnipotenza dello Stato, d’essere poco meno che la fonte di tutti i malanni dell’Occidente.

La signora Antonella citata ad un certo punto fu protagonista di lunghi sconclusionati interventi polemici in varie province di Usenet - in questo caso aveva altamente lodato la sentenza dello psichiatra.


Utopia, empatia, psichiatria

L’utopia non è - come spesso si dice - una cosa troppo bella perché possa realizzarsi. L’utopia è un sistema sociale basato su una visione ideologica della realtà. E le utopie - purtroppo - molto spesso si realizzano: con risultati terrificanti.

Il meccanismo è sempre lo stesso. L’utopia è il bene, il bello, il vero, il giusto. E queste cose le vogliamo lasciare nell’iperuranio delle idee? Ma no, realizziamole, con la buona volontà di tutti!

All’inizio c’è l’entusiasmo: finalmente comincia il mondo nuovo!

Poi cominciano a vedersi le prime crepe. Si cerca di tamponare come si può, ma le falle diventano sempre più grandi. Dove non si riesce a rimediare, si nasconde la realtà a forza di chiacchiere: ed è la degenerazione burocratica.

Le crepe diventano voragini, ed allora bisogna trovare un colpevole: l’utopia è così bella che solo un pazzo, un sadico, un perverso, un agente del nemico può mettersi di traverso. Ed è la fase della repressione, del terrore.

La fede smuove le montagne! Se nonostante tutto le montagne stanno ferme, è perché non c’è abbastanza fede! Quindi, o hai fede, o son botte! Che le montagne si muovano è interesse di tutti, no? E chi sei tu, piccolo stronzo sadico non empatico, per tenerle ancorate alla zolla tettonica?

Queste cose dovrebbero essere ovvie, oggi, che ci si fanno pubblicamente pere di Popper e si tratta Platone come un coglione. Ma evidente anche l’utopia della felicità per tutti della nostra felice epoca liberale è un po’ consunta e mostra la trama.

Nel suo piccolo (piccolo piccolo) anche quella del "successo formativo" è un’utopia realizzata. Se la scuola funziona, se i professori sono bravi, se i governanti sono illuminati, la scuola non può che essere una competizione dove tutti arrivano primi. Non ci credete? Ecco pronto un portafòglio (www.modulexscuole.it) di 52 pagine a dimostrarlo! Non ci credete ancora? Nonostante tutto in questa felice età del successo per tutti c’è qualcuno che finisce bocciato? Aaah ma allora qui la cosa si fa seria. Qui s’ha da chiamare l’Inquisitore... pardònn: lo Psichiatra, per vedere se c’è abbastanza fede... cioè, volevo dire, empatia.

(E se lo Psichiatra fosse lui il pazzo? Ma come, guarda che po’ po’ di laurea! Ma anche i professori hanno la laurea... Sì ma loro si sa che la laurea se la sono comprata!)

(Ma non si dovevano fare delle belle valutazioni oggettive, dati, statistiche, quizze, campane de gaùsse, deviazioni quadratiche...? Mo’ aspetta che ti si metta il termometro per l’empatia, e sentirai che oggettività!)

(Una geniale storia di Topolino, anni ’50, in piena Guerra Fredda. Topolino passa la Cortina di Ferro, e arriva in un posto dove si vedono solo carrarmati e gente in divisa. Manco a dirlo il Generale in capo è Gambadilegno. Devono scendere per strada, e Gambadilegno invita Topolino ad indossare, come fa lui, il Tirasorrisi. Il Tirasorrisi è un elastico con alle estremità due gancetti. Si passa l’elastico dietro la nuca, e si fissano i gancetti agli angoli della bocca. Ne regalerò uno a Marcello Pera. Uno anche ad Antonella).

(L’utopia della "giustizia giusta" che mette in prigione i "veri delinquenti" ed manda assolto il Presidente Gambadilegno - se no il giudice è pazzo - è un po’ più terrificante: ma qui è ottì)

27 Luglio 2005

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