Notizie dall’Australia - Esami di Stato 1999-2000

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Alla vigila dell’esame di stato si è rimessa in moto la notizia secondo cui nelle scuole italiane in Australia, per via dei fusi orari, le prove vengono pubblicate parecchie ore prima che in Italia. Per venire incontro all’ansiosa attesa di molti candidati, sono saltato sul piroscafo e sono andato a fare il presidente di Commissione all’Istituto Tecnico per Geometri d’Australia. E così mercoledì 21 giugno ho letto i temi della prima prova - esattamente alla stessa ora di tutte le altre Commissioni d’Italia.
Purtroppo nel viaggio mi sono perso l’annuale riunione dei Presidenti di Commissione preso il Provveditorato. Peccato.

Indice delle Notizie dall’Australia


Prima prova scritta

Sono un po’ pentito del primo messaggio. I temi non erano poi così brutti. Ma si sa, ero lontano da casa, mi aspettavo grandi novità, e sono rimasto un po’ deluso.

Saba, Ungaretti, Montale, Quasimodo. Qui in Australia la prima prova d’esame è stata la fiera dell’ovvio.
L’Olocausto (degli Ebrei: meglio precisare, non si sa mai); l’immigrazione; il libro elettronico. Meglio non mettere in difficoltà i candidati con temi poco prevedibili. E i candidati si preparano sugli argomenti che più probabilmente il Ministero sceglierà. Ancora un po’ e arriveremo al tema sulle vacanze estive.

Una piccola novità. Fra Croce e Salvemini, Giolitti e Togliatti, ecco s’avanzano anche i nuovi santoni ministeriali: Maragliano e la sua didattica multimediale.


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Seconda prova scritta

Niente di particolarmente significativo sulla seconda prova, almeno per i Geometri

Che tempo fa lì da voi? Qui all’Istituto Tecnico Australiano per Geometri fa un caldo bestia.
Oggi, seconda prova scritta. Estimo.
Certo, non è come l’anno scorso, quando ero presidente di commissione al Liceo Artistico di Papeete. Allora la prova era disegno dal vero: tre giorni in compagnia di graziosissime modelle, abbigliate secondo il costume locale - cioè belle patanute - e circondate da una festosa corona di giovani che le ritraevano e le chiaroscuravano da varie angolature.
Quest’anno, esproprio di un seminativo irriguo con annesso fabbricato rurale.
Unico momento di emozione: il tema terminava così: «è ammesso l’uso del vocabolario di italiano». E il manuale del geometra? E il prontuario?
Si è subito allertata la task force presso il Provveditorato d’Australia, che si è messa in contatto transcontinentale con Roma. Potenza della telematica: in poco più di un’ora è arrivata la risposta positiva, e gli ansiosi canditati hanno ripreso possesso dei bianchi manuali della Hoepli.
Dopo sei ore di sudata ma tranquilla vigilanza, siamo infine tornati a rivedere le stelle (qui in Australia, per via del fuso orario, gli esami si svolgono a notte fonda).


Nota:


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Conchiglia

Per comodità delle Commissioni ci è stato messo a disposizione un programma informatico, denominato Conchiglia, per la compilazione delle tabelle e dei verbali. Ben pochi sono riusciti ad utilizzarlo: mai ho visto un programma così macchinoso e traballante. Un solo esempio: se si dimentica di inserire un dato, il programma fa comparire il messaggio «Errore 3021» e si suicida. Bisogna far ripartire tutto da capo. In quasi tutte le commissioni si è tornati alla biro e ai prestampati, con spreco di battute su quanto sarà costato al Ministero un simile bidone.

Oggi, definizione della struttura della terza prova. Ce la siamo sbrigata in un paio d’orette.
Posso riposarmi, mollemente sdraiato sul terrazzo della mia suite a cinque stelle. Sorseggio uìschi di marca e guardo le onde che in lontananza si infrangono sulla barriera corallina (paga il MPI).

Pensando alle meraviglie dell’oceano - ai pesci coloratissimi - ai coralli - alle conchiglie - mi è venuta in mente per una strana associazione di idee la storia di un mio zio ingegnere, Demetrio Pistone, progettista alla Fiat.
Un giorno mio zio presentò il modello di una nuova autovettura, che per le forme armoniose e arrotondate della carrozzeria aveva appunto chiamato «Conchiglia 3021».
Fu convocato in direzione per giustificare alcune insolite scelte costruttive.
Per frenate occorreva stringere fra i denti una peretta di gomma.
Per cambiare marcia, si dovevano pigiare con le ginocchia degli appositi pulsanti posti sul bordo inferiore del volante.
Se uno dimenticava di accendere i fari entrando in una galleria, il motore si fermava e veniva azionato il freno d’emergenza.
- Questa macchina non funziona! - gli dissero.
- Sì che funziona! È tutto spiegato sul manuale, basta leggere le istruzioni. Quanto alla faccenda dei fari in galleria, se uno dimentica di accenderli, compie un’infrazione al codice stradale. Basta eseguire tutte le operazioni come si deve, e la macchina funziona a meraviglia.
- Lei è un cretino! È licenziato!
- Cretini e incompetenti sarete voi! Anderò dall’Avvocato accompagnato dal mio avvocato!

Né l’Avvocato né l’avvocato valsero a salvarlo. Dovette cambiare mestiere. So che si è rifatto una vita in un paesino della provincia di Cuneo, dove ha aperto una scuola di parrucchieri per calvi.


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Il cretino ha colpito ancora

Anche in Australia il cretino ministeriale colpisce. Grazie all’Internèt è arrivata la seguente

Lettera Circolare
Prot. n. 6676/B/1/A
Roma, 10 luglio 2000

Oggetto: Esami di Stato. Pubblicazione dei risultati. Certificazione da rilasciare in esito agli esami di Stato.

In esito a ricorrenti quesiti, si precisa che la disposizione di cui all’art. 4 bis dell’O. M. n. 126 del 20.4.2000, si applica anche agli esami di Stato, nei quali, pertanto, all’albo non vanno pubblicati i punteggi negativi.
Non va, invece, ritenuta applicabile agli esami di Stato l’indicazione di cui all’art. 25 della predetta O. M. n. 126, relativa alla comunicazione preventiva alle famiglie dell’esito negativo degli esami, attesa la maggiore età dei candidati che sostengono gli esami in questione.
Si precisa, inoltre, che rimangono confermate le indicazioni fornite nel decorso anno per la compilazione dei diplomi e dei certificati integrativi. Tali indicazioni sono contenute nelle seguenti lettere circolari: n. 8886 del 5.7.99; n. 9058 dell’8.7.99; n. 9181 del 9.7.99.

IL DIRETTORE GENERALE
Pasquale Capo

Se c’era una grande, profonda novità nel nuovo Esame di Stato, questa era la pubblicità dei risultati.
Non più ambigui «giudizi», a cui una consumata retorica, un’ipocrisia lungamente esercitata aveva conferito l’espressività del cicles lungamente masticato.
Dei numeri, pubblici! a dire pane al pane e vino al vino.
Ora le cose cambiano. Non più pubblicità dei risultati. Il bocciato non saprà più perché è stato bocciato. Tutto è delegato al furbesco e sommesso mormorare dei Commissari interni.
Animo, Colleghi. Presto rimpiangeremo Berlinguer.

P. S. Io mi sono prontamente adeguato. Alla fine dell’esame ho esposto una tabella con un numero (in lettere) dei promossi (Diplomati), e un pudico trattino ’ — ’ per i respinti (Non diplomati)
In tutte le altre commissioni se ne sono fregati, in base al principio tramaglinesco «comanda chi può, obbedisce chi vuole», e hanno usato un prestampato fornito dalla scuola: una colonna per ogni addendo, (credito, scritti ecc.) e una per il voto finale: promossi e bocciati.


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Bocciature in busta chiusa

Al precedente intervento si è replicato che anche il bocciato può avere visione dei propri voti.

È vero che il candidato respinto può chiedere ed avere la comunicazione dei voti assegnati. Tuttavia anche in questo modo viene a mancare la trasparenza, poiché essendo questa una comunicazione privata, non sono possibili i confronti. Le valutazioni scolastiche non hanno valore assoluto, ma relativo: dire «questo compito vale cinque» di per sé non significa nulla; la frase comincia ad acquistare significato se posso confrontare il compito valutato cinque con uno valutato quattro e uno valutato sei. La pubblicazione dei risultati ha senso se sono pubblicati tutti i risultati, ed è possibile fare confronti all’interno dell’intera scala delle valutazioni.
Non voglio entrare in considerazioni di tipo psicologico o psicopedagogico, per le quali lascio parlare gli esperti («finalmente», come diceva Attilio, un insegnante non è uno psicologo). Mi limito ad aggiungere che la foglia di fico che copre i voti dei bocciati rafforza la convinzione che la bocciatura sia una colpa di cui vergognarsi, un’infamia da nascondere. Questo servirà a ridurre i suicidi giovanili? Mah. Per intanto il bocciato sa che i suoi voti erano talmente brutti che la scuola non ha avuto il coraggio di esporli.
Quanto all’applicazione di questa norma anche agli Esami di Stato, la valutazione che, senza busta chiusa, ho assegnato all’autore della Circolare Ministeriale, continua a sembrarmi perfettamente appropriata; se non altro per il fatto che, in realtà, molti dei bocciati hanno già visto i loro voti belli squadernati all’Albo dell’Istituto. Infatti, prima dei colloqui, sono stati pubblicati i risultati delle prove scritte, e qualcuno ha visto che i numeri erano tali da rendere molto problematica la promozione (è vero che i giorni scorsi mi è sembrato di intravedere una tonaca scura aggirarsi più volte nei corridoi - non ho capito bene se si trattava di Sant’Antonio o di Padre Pio, ma sicuramente la sua presenza è stata efficace), promozione problematica, dicevo, oppure matematicamente impossibile. Allora come la mettiamo: i voti negativi delle prove scritte li pubblichiamo o no? Al Ministero, prima di emanare una norma, dovrebbero leggersi quelle che loro stessi hanno emanato in precedenza.
Perché non si pensi che io voglia a tutti i costi dare in testa ai bocciati, posso assicurare che ho verso di loro la massima simpatia, e che di questa materia parlo ab experto.


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Ispettori o valutatori?

Molti lamentano che ci siano pressioni, da parte degli ispettori ministeriali e di altri funzionari pubblici, perché si promuova il più possibile. Paolo Francini ha scritto su it.istruzione.scuola:
in una riunione ufficiale di tutti i presidenti di commissione della provincia di Bologna, gli ispettori ministeriali hanno invitato caldamente tutti i presenti alla pratica degli «aggiustamenti» per evitare effetti indesiderati, che avrebbero potuto mettere in discussione l’esame e forse la stessa riforma.

Bisognerà che ci decidiamo prendere una posizione molto decisa contro queste intromissioni completamente arbitrarie degli ispettori ministeriali nel meccanismo della valutazione. Nella sanità, chi decide le terapie? I medici o i funzionari del ministero? Nella giustizia, chi fa le sentenze? I giudici o i funzionari del ministero? La scuola cambierà quando ognuno si deciderà a fare il proprio mestiere: questa sì che sarebbe una bella riforma.
Alla riunione dei presidenti di commissione di Torino (volevo dire: d’Australia) io non ci sono andato: e con ciò? le valutazioni della mia commissione saranno meno buone di quelle di un’altra?



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Chi conosce la normativa?

Fra le difficoltà incontrate da molte Commissioni nella conduzione dell’esame c’è anche la scarsa conoscenza della normativa. Un punto riguarda la comunicazione dei risultati delle singole prove scritte. « cattivella» ha scritto:
Non ho avuto problemi a dire che era andata bene. Personalmente sarei stata d’accordo a comunicare loro il punteggio della prima prova, ma il presidente me lo ha impedito, sostenendo che è illegale.

I candidati hanno diritto di sapere il punteggio delle singole prove; devono semplicemente farne richiesta il giorno prima del colloquio. La mia personale interpretazione delle norme in questo caso è stata piuttosto elastica - e la cosa forse stupirà qualcuno. Mi ero preparato una serie di fogliettini con la scritta: «Su richiesta dell’interessato si comunicano i voti delle singole prove»; nel corso del colloquio compilavo il fogliettino, chiedevo al candidato «Le interessa sapere i voti delle prove?» Alla risposta «sì» (ho ricevuto un solo «no») gli mettevo in mano detto fogliettino.

Di nuovo « cattivella» ha scritto:
mi spaventa, però, la volontà del presidente di mettere comunque a verbale che la decisione di voto è presa «all’unanimità» e non «a maggioranza», anche se ci fossero dei voti contrari.

L’O. M. del 4 febbraio 2000, n. 31 dice, all’art. Art. 15 (Prove scritte)

7. Le operazioni di correzione delle prove scritte si concludono con la formulazione di una proposta di punteggio relativa alle prove di ciascun candidato. I punteggi sono attribuiti dall’intera commissione a maggioranza. Se sono proposti più di due punteggi e non sia stata raggiunta la maggioranza assoluta. la commissione vota su proposte del presidente a partire dal punteggio più alto proposto, a scendere. Ove su nessuna delle proposte si raggiunga la maggioranza, il presidente attribuisce al candidato il punteggio risultante dalla media aritmetica dei punti proposti e procede all’eventuale arrotondamento al numero intero più approssimato. Di tali operazioni è dato dettagliato e motivato conto nel verbale. Non è ammessa l’astensione dal giudizio da parte dei singoli componenti. Il verbale deve altresì contenere l’indicazione di tutti gli elementi utili ai fini della compilazione della certificazione di cui all’art.13 del Regolamento. In considerazione dell’incidenza che hanno i punteggi assegnati alle singole prove scritte e al colloquio sul voto finale, i componenti le commissioni utilizzano l’intera scala dei punteggi prevista.

La stessa procedura è richiesta all’art. 16 (Prove orali) comma 7.
Viene ribadito all’Art. 19 (Verbalizzazione):

1. La commissione verbalizza tutte le attività che caratterizzano lo svolgimento dell’esame nonché l’andamento e le risultanze delle operazioni di esame riferite a ciascun candidato.
2. La verbalizzazione deve descrivere sinteticamente ma fedelmente le attività della commissione e chiarire le ragioni per le quali si perviene a determinate conclusioni, in modo che il lavoro della commissione stessa possa risultare in tutte le sue fasi e nella sua interezza e che le deliberazioni adottate siano pienamente e congruamente motivate.

Mi sembra evidente che in ogni votazione si deve verbalizzare se la decisione è stata presa all’unanimità o a maggioranza. Se uno lo chiede, può anche far mettere a verbale una breve motivazione del proprio voto contrario. Queste sono procedure normali in qualunque tipo di operazione dove sia richiesta una verbalizzazione scritta. La pretesa del tuo Presidente mi sembra assurda; ed anche inutile, perché una decisione è ugualmente valida, che si sia unanimità o semplice maggioranza. Addirittura pericolosa, perché il risultato dell’esame può essere impugnato qualora si dimostri che il verbale non risponde a verità.

Sarebbe bene che anche i commissari - sia interni che esterni - si procurassero il testo delle ordinanze ministeriali.
Ho sentito che anche in altre commissioni i Presidenti si sono ritenuti proprietari esclusivi del Calepino contenente le norme sullo svolgimento degli esami. Evidentemente questi Presidenti non hanno mai sentito parlare di Hammurabi, o delle XII tavole: dovrebbero essere informati che in qualunque paese civile le leggi sono pubbliche da un bel po’ di tempo.


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Mugugni, ovvero: il mondo alla rovescia

Il gruppo it.istruzione.scuola è stato investito nei giorni dell’esame di Stato da una notevole mole di messaggi di mugugno, che denunciavano presunte ingiustizie, in certi casi veri e propri episodi di malcostume.

Ormai sono in Australia da parecchi giorni e mi sto abituando a questa strana faccenda di essere dall’altra parte del mondo. Certo, all’inizio disorienta, vedere l’abisso azzurro del cielo australiano in basso e l’abisso ancora più azzurro dell’oceano australiano in alto. Ma dopo un po’ non ci si fa più caso, e sembra di essere stati per tutta la vita a testa in giù. Ci si abitua tanto che si comincia a vedere le cose in modo diverso. È come la faccenda della guida a sinistra: dopo un po’, sembra assurdo che in certe parti del mondo guidino a destra. E così tutti i discorsi che leggo sul NG - che finché ero in Italia mi sembravano fondatissimi e ben posati per terra - ora mi sembrano campati per aria:

Ragionamenti logicissimi, ripeto, che né Aristotile né Wittgenstein né Gödel saprebbero trovarci una grinza.
Ma ora che mi sono abituato a stare a testa in giù, non riesco ad impedire al mio cervello di fare anche lui ragionamenti alla rovescia:

Ma appunto, sono ragionamenti di uno che sta a gambe all’aria.


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Valutazione alla griglia

Fra le spine del nuovo esame di Stato ci sono le maledette Griglie di valutazione. Anche in questo caso, si potrebbe dire: si tratta di uno strumento come un altro, che uno decide di usare o no - le disposizioni dicono che la Commissione deve stabilire i «criteri» di valutazione, ma da nessuna parte è scritto che questi criteri devono concretizzarsi in una qualche griglia o graticola. Eppure molte Commissioni si sono accapigliate su queste tabelline, neanche fossero il Talmud. «susanna» ha scritto:
Per OGNI domanda DEVONO essere, preventivamente, formulati i criteri di valutazione, i cui punteggi NON possono partire da 0 (zero) e NON possono essere uno solo (se no che criteri di valutazione sono?).
Di conseguenza, conclude Susanna, se facciamo la somma dei punteggi, nel caso di un compito completamente negativo (1 punto per ogni criterio) otteniamo voti artificiosamente alti.

I criteri di valutazione sono decisi autonomamente dalla Commissione. Le singole prove sono valutate con un punteggio da uno a quindici, ma da nessuna parte c’è scritto che questi numeri devono risultare da una somma di interi a partire da 1. Se no, mettiamo quindici criteri?
Io sono un letterato, e sono abituato alla valutazione «a occhio» del mio commissario di italiano. Invece la commissaria di estimo, per vocazione professionale, è estremamente analitica. La griglia di valutazione della seconda prova è un bel paginone di numeri, con almeno diciotto diverse voci: per esempio, se ricordo bene, la voce «riferimenti legislativi» (è un aspetto a quanto pare molto importate della prova) permette di assegnare «fino a 6 punti». Il che vuol dire che se i riferimenti legislativi non ci sono per niente, non si dà 1: si dà 0. Altre voci assegnano un minor numero di punti. Alcune addirittura un punteggio frazionario, fino a 0,25. Al compito in bianco viene ovviamente assegnato d’ufficio il voto più basso: 1. Se il candidato ha scritto qualcosa, si fa la somma.
Insomma, se il risultato deve essere da 1 a 15, il procedimento deve permettere di arrivare a questo risultato. Se no, si è sbagliato procedimento.

La questione però ha un altro aspetto. Troppo spesso siamo abituati a considerare legge quelle che invece sono semplici elucubrazioni di sfaccendati esperti del Provveditorato (adesso che i Provveditorati - dicono - devono essere eliminati, sono tutti affannati a dimostrare che loro si danno un gran daffare, che sono assolutamente indispensabili, se no la scuola non va avanti). E di lì sono venute in abbondanza raccomandazioni e pareri, griglie e graticole. Ma se non ci piacciono (se non piacciono alla Commissione voglio dire) possiamo benissimo modificarle o sceglierne altre. Non sono loro che fanno l’esame. Non sono nemmeno loro che fanno le norme.
Naturalmente se la Commissione è d’accordo. Se la maggioranza della Commissione vuole alzare le valutazioni per partito preso - beh, non c’è niente da fare. Ma non dicano che così vuole la legge. L’hanno voluto loro, e se ne assumano la responsabilità.

ma la sufficienza, rammenta ancora Susanna, è 10/15 invece del ’normale’ 8/15:

Questo sì che è un inghippo. Da noi i commissari di topografia (due interni), che sono del mestiere, hanno creato una bella formuletta per convertire correttamente i decimi in quindicesimi: in modo che 1 faccia 1, 6 faccia 10, e 10 faccia 15:

y = - 11/180*x2 + 401/180*x - 7/6

dove x è il voto in decimi, y in quindicesimi (io non ci capisco niente e mi fido).
La commissione dovrebbe avere a disposizione un PC. Buttate via il Conchiglia, che fa solo perdere tempo; fatevi una tabellina con Excel, e il gioco è fatto.



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A che servono gli Esami di Stato?

Insomma, servono o non servono questi esami di stato?
Non sarebbe meglio che la commissione fosse composta solo da interni?

L’esame di stato a conclusione del ciclo superiore di studi è previsto dall’art. 33 della Costituzione. (Veramente il testo prescrive un esame per «l’ammissione o la conclusione» di «ogni ordine di studi»; ma questo non ci interessa).
Può darsi che sia una buona cosa, o forse no: in ogni caso le norme costituzionali o si applicano o si modificano; non si aggirano.

Alcuni propongono la pura e semplice abolizione del valore legale del titolo di studio. Ogni scuola (oppure ogni Regione, nell’ipotesi di una scuola federalista) si organizza per conto suo, decidendo autonomamente programmi metodi obiettivi strumenti ecc. Ogni famiglia sceglie liberamente l’istituzione scolastica (pubblica o privata) e il percorso di studi che vuole. Evidentemente non ha più senso parlare di esame di Stato; alla fine sarà il mercato del lavoro a valutare la validità della preparazione di ognuno e l’efficienza delle varie scuole.

Il sistema attuale prevede invece un esame di Stato. Il che significa, se si fanno le cose seriamente e non per finta, una sorta di certificazione di qualità (per usare un termine più moderno e mercantile), che valuti l’esito finale degli studi con criteri uniformi in tutte le scuole italiane: allo stesso modo in cui un unico Istituto Italiano del Marchio di Qualità certifica che la mia cucina a gas non scoppierà dopo tre settimane. Uniformità dell’esame e valore legale del titolo mi sembra che vadano insieme; infatti se il titolo (la certificazione di qualità) ha valore legale, deve corrispondere a criteri uniformi; e se lo Stato ogni anno mette in piedi quella macchina così complessa e costosa, i risultati un qualche valore lo devono avere. In sostanza, l’esame non può ridursi ad un’interrogazioncella così alla buona, e il titolo che si ottiene deve garantire il raggiungimento di un certo livello di competenze. Se manca una cosa, manca anche l’altra.

Come si può avere questa garanzia di uniformità? In pratica, come deve essere composta la commissione, e come deve essere condotto l’esame?
I casi sono due.

  1. Lo stato può dettare a tutte le scuole programmi e criteri di valutazione (intesi come parametri di valutazione, non necessariamente come modalità di valutazione) uniformi e vincolanti. In questo modo è possibile che le commissioni comprendano anche alcuni degli insegnanti che hanno seguito i candidati nel loro corso di studi, poiché si presume che abbiano sempre adottato criteri coerenti con il risultato finale (la certificazione di qualità) che si vuole ottenere; e si può tener conto dei programmi effettivamente svolti, perché si presuppone che corrispondano nelle linee sostanziali a quanto prescritto dalle norme. È questo (almeno a parole) il sistema attualmente in vigore.
  2. Oppure diamo alle scuole (o alle Regioni ecc.) piena autonomia di organizzare l’attività didattica, di porsi degli obiettivi, di scegliersi metodi strumenti programmi e materie. Allora è evidente che le commissioni devono essere estranee alle scuole di provenienza dei candidati, e che i criteri di valutazione dell’esame non devono tener conto dei programmi effettivamente svolti; perché se no sarebbe come far certificare la qualità delle automobili Fiat da una commissione composta per metà da ingegneri della Fiat, e valutare il prodotto in base agli obiettivi produttivi che la Fiat si è posta.

Dato che io sono un conservatore, la mia preferenza è per il caso 1, cioè il sistema attuale, purché condotto con serietà e scrupolo (e so che non sempre è così); ma si possono sostenere con ottimi argomenti anche altri sistemi. Purché non ci siano pasticci e contraddizioni, tipo una scuola basata sulle Regioni ed un esame di Stato; la totale autonomia dei percorsi didattici e della valutazione finale e il mantenimento del valore legale del titolo di studio ecc.

Per concludere, ricordo che, suo tempore, io espressi una opinione sostanzialmente favorevole della riforma Berlinguer dell’esame di Stato. Confermo questa mia opinione, anche se mi rendo conto che molte cose sarebbero da migliorare; temo, purtroppo, che (qualunque sarà l’esito dell’attuale crisi politica) ci troveremo presto travolti da un’ondata di mielosa demagogia.


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